Helgason, l’equilibratore silenzioso del centrocampo di Di Francesco

Per il tecnico l’islandese è la mezzala ideale per dare ritmo e qualità alla manovra, decisivo nella vittoria in Coppa Italia
La vittoria in Coppa Italia contro la Juve Stabia non ha solo portato avanti il cammino della squadra di Eusebio Di Francesco nella competizione, ma ha anche acceso i riflettori su una figura spesso silenziosa ma sempre più centrale nello scacchiere tattico del tecnico: Thórir Helgason. L’islandese, classe 2000, è stato scelto dal primo minuto in una partita dove la gestione del pallone e la capacità di muoversi tra le linee erano considerate essenziali.
A fine gara, Di Francesco ha spiegato con chiarezza le sue scelte a centrocampo, tracciando un profilo tecnico e tattico che descrive perfettamente il perché Helgason sia diventato così importante per l’equilibrio della squadra:
È una mezzala, un giocatore bravo a muoversi fra le linee, lui e Berisha sono i giocatori più bravi a muovere il pallone. Dall'altra parte abbiamo Coulibaly e Kaba che garantiscono più fisicità.
In queste parole c’è tutta la filosofia del tecnico: equilibrio tra qualità e intensità. Helgason non è un regista classico, né un interditore, ma un interprete moderno della mezzala. Si muove con intelligenza negli spazi intermedi, cerca costantemente la posizione migliore per ricevere e dare il pallone, e sa alternare gioco corto e verticalizzazioni con lucidità.
Uomo chiave per Di Fra
La sua presenza permette alla squadra di uscire pulita dalla pressione avversaria e di gestire meglio i ritmi, soprattutto in match dove la costruzione dal basso e il controllo del possesso diventano determinanti. Ed è anche in questa logica che va letta la decisione di non inserire Berisha nel corso della gara:
In quel momento non era il caso di inserire Berisha, si sarebbe trovato in una situazione scomoda.
Una dichiarazione che dice molto sia sul rispetto del contesto tattico, sia sull’intelligenza nella gestione della rosa da parte dell’allenatore.
Punto di riferimento
Helgason, quindi, non è semplicemente una pedina utile: è un punto di riferimento per lo sviluppo del gioco. In un centrocampo dove la fisicità di Coulibaly e Kaba è essenziale per vincere i duelli, l’islandese rappresenta l’anello di congiunzione tra il recupero palla e la rifinitura, tra l’idea e la sua esecuzione.
Con prestazioni sempre più solide e una fiducia crescente da parte del tecnico, Helgason si candida a diventare una colonna portante di questa stagione. Silenzioso, ma decisivo.