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22 agosto 2022. Stadio di Via del Mare, Lecce-Inter 1-2. Le pagelle della Gazzetta ti regalano un giudizio lusinghiero: “All’esordio in serie A, Baschirotto riesce nell’impresa di tenere con il fisico Lukaku. Anzi, talvolta lo anticipa pure”. Cosa ricordi di quel giorno?
 

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Soltanto una grande eccitazione. Finalmente era arrivato il mio momento: non ho pensato a chi avrei dovuto marcare, potevano esserci Messi o Cristiano Ronaldo e per me non sarebbe cambiato niente. Quando il mister mi ha detto che toccava a me avrei voluto scendere subito in campo: non vedevo l’ora. 

Ero come un bambino al luna park: non importava chi mi sarei trovato davanti, io ero lì e potevo dimostrare di essere in grado di giocare a quei livelli. Era, come dire, il mio momento di rivalsa per tutto quello che avevo dovuto passare per arrivarci. E poi ero contento, e la felicità è un ingrediente importante in chi fa sport: prendi la palla e ricordi il bambino felice e pieno di sogni che eri.

 

inter-lecce thuram baschirotto

Il tuo account Instagram si apre con una frase di Nelson Mandela: “Il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. Quanto è importante sognare?
 

Moltissimo. Soprattutto è importante avere sempre nuovi sogni da raggiungere. 

La tua famiglia ha un’azienda agricola a Nogara, nel Veronese. In questa tua forza di volontà quanto contano le tue radici contadine?
 

Sai, quando hai visto tuo papà tornare a casa distrutto dalla fatica capisci che la vita non è tutta rose e fiori e non puoi lamentarti per un allenamento troppo duro. Sono stato spesso nei campi con lui e ricordo bene che cos’è la fatica vera. 

L’agricoltura ti insegna a reagire: lavori come un pazzo. E poi un anno c’è la pioggia, un anno la grandine, un anno la siccità e non raccogli niente. Ma arriva l’anno buono in cui i tuoi sacrifici sono tutti ripagati...

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