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Stavolta il Lecce è stato più forte della sfortuna. E si, perchè anche in questa occasione, così come nelle altre partite fin qui disputate, i giallorossi sono stati in grande credito con la dea bendata; contro la Salernitana, per non farsi mancare niente, si sono fatti gol da soli, all'incrocio dei pali, permettendo ai campani di portarsi sul pareggio. 

Un pareggio immeritato, ci teniamo a sottolinearlo, un risultato parziale che sapeva davvero di beffa. Stavolta il Lecce ha avuto la forza di dire di no, si è riorganizzato ed ha reagito fino a segnare lo splendido gol della vittoria, siglato da uno strepitoso Strefezza. Questo non vuol dire che quello del momentaneo vantaggio segnato da Ceesay sia stato da meno, per niente, anche quello un gol spettacolare, quasi in crescendo, che probabilmente incarna perfettamente quello che chiede il tecnico alla squadra quando entra in possesso di palla.

Il Lecce conquista a Salerno la prima vittoria in questa serie A ed il merito è di tutti i componenti della squadra ma soprattutto della loro guida. Marco Baroni infatti, al di là dei risultati, è riuscito in poco tempo a dare solidità difensiva ad una squadra rinnovata quasi per intero, composta da tanti stranieri ed altrettanti giovani. Il tecnico ha avuto la capacità, lavorando innanzitutto sulla fase difensiva, di creare fiducia, qualcosa a cui aggrapparsi nell'esordio da matricola in campionato, qualcosa che colmasse nel più breve tempo possibile il “gap” con la nuova categoria; i risultati ma soprattutto le prestazioni gli stanno dando ragione. E siamo ancora all'inizio dell'opera. 

A volte neanche noi capiamo a pieno le scelte del tecnico, ci sono state più occasioni nelle quali siamo rimasti a bocca aperta quando abbiamo letto le formazioni, stavolta no. Alla lettura degli undici scelti per contrastare la Salernitana eravamo perfettamente in linea con le sue decisioni, ci capita raramente e di conseguenza sapevamo che sarebbe successo qualcosa di importante. Questione di sensazioni, forse di scaramanzia, fatto sta che il Lecce ha disputato una grande partita, contro un avversario composto da “nomi” importanti costati tanti milioni di euro.

Nel primo tempo la squadra, un po' timida, ha atteso i granata sulla trequarti campo, niente pressione fino all'area opposta ma chiusura di tutte le linee di passaggio e distanze ridottissime sugli avversari più pericolosi. Gendrey ha azzannato Mazzocchi, Pezzella ha fatto la stessa cosa su Candreva, Hjulmand in mezzo al campo ha giganteggiato su Maggiore e Piatek è stato azzerato a turno da Baschirotto e Pongracic tranne che in un'occasione, ma il Lecce in porta ha un certo Wladimiro Falcone. La Salernitana ha iniziato a perdere palloni uno dopo l'altro ed il Lecce ha preso coraggio iniziando a ripartire. 

Una volta riconquistata la sfera la “mission” era quella di lanciarla immediatamente dietro alla difesa della Salernitana, non solo perchè il terzetto concedeva la profondità ma anche perchè, con grande autolesionismo, si giocava l'uomo contro uomo. Ma quando nella squadra avversaria ci sono tre velocisti come Di Francesco, Banda e Ceesay è praticamente un suicidio tattico. Alla fine così è stato, infatti dopo una serie incredibile di errori di misura e di scelte sbagliate compiute dagli avanti giallorossi, sempre ad un passo dal poter battere a rete senza riuscirci, c'è stata l'invenzione di Hjulmand che ha lanciato con il contagiri Ceesay: il gambiano è partito in progressione ad una velocità impressionante, si è bevuto i difensori granata, poi anche Sepe ed ha delicatamente depositato, con il piede debole (il destro) la palla in porta, di precisione. 

La Salernitana ha accusato il colpo ma nel secondo tempo ci ha pensato la dea bendata ad andare in soccorso degli uomini guidati da Nicola, perchè il Lecce a causa di un tentativo di rinvio tanto maldestro quanto iellato, ha fatto un incredibile autogol col giovane Gonzalez che ha beccato l'incrocio dei pali. Successivamente i giallorossi hanno controllato, non si sono demoralizzati, finchè non è iniziata la girandola delle sostituzioni; stavolta i subentranti hanno cambiato l'inerzia della gara, hanno fatto quello che ci si aspetta da gente fresca e di qualità. 

Una piccolissima nota polemica senza voler togliere meriti agli altri: quando entra in campo Blin si vede che non è uno qualsiasi, perchè non delude mai. La sua presenza si sente e pazienza che non sia un centrocampista che non rispetta tutti i crismi tecnico-tattici che vorrebbe Baroni in un a mezz'ala, ma quando è in campo la squadra respira, Hjulmand respira, non sbaglia un passaggio e dalle sue parti non si passa mai. Non è poco e forse pur essendo un mediano, in alcune occasioni, meriterebbe più spazio.

Anche Oudin, Gallo, Bistrovic ma soprattutto il rientrante Gabriel Strefezza hanno fatto la differenza ed il baricentro della squadra si è spostato in avanti finché Oudin, al volo, ha “pulito” uno spiovente per l'accorrente Gallo, il quale ha fatto due passi ed ha messo al limite dell'area per Strefezza che ha puntato e, in una frazione di secondo, ha fatto partire un tiro a giro di rara bellezza che Sepe non ha potuto far altro che ammirare. Dopo ha fatto altri 80 metri di corsa per andare a festeggiare insieme agli ottocento giunti dal Salento.

Fabrizio Del Rosso, il secondo di Baroni, difficilmente dimenticherà questa partita. Il fido consigliere che vediamo sbucare dalla panchina sempre prodigo di suggerimenti e pieno di fogli da far leggere al tecnico giallorosso, ha diretto magistralmente la squadra; è toccato proprio a lui festeggiare in campo con i ragazzi, a causa della squalifica di Baroni, in tribuna. 
Il Lecce ha vinto, i cori dei tifosi giallorossi invece era diverso tempo che sovrastavano quelli della tifoseria avversaria. Ora quindici giorni di “riposo” a causa dello stop per le partite delle nazionali. A proposito di Nazionale, concedeteci un'altra piccola polemica: ci sembra un po' comico che gente come Strefezza non venga presa in considerazione da Mancini, ma tant'è.

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