Di Francesco in sala stampa: "Teniamo la lingua corta e le gambe lunghe"
Le parole del tecnico alla vigilia del match in programma domani contro gli Scaligeri
Il dato sui chilometri percorsi da Ramadani e lo step in più da fare
Lo mandiamo alla maratona (ride, ndr), qual è la prossima? Non è solo la quantità, io credo che lui abbia proprio queste caratteristiche da maratoneta dentro la partita. Non è solo la quantità, è anche la qualità della corsa che poi fa la differenza.
Tornando a questo: quando si leggono anche i numeri, che valgono pure sui passaggi riusciti, bisogna saperli interpretare. Se io indovino il 99% dei passaggi, ma la do sempre a quello più vicino, secondo me è troppo facile. Per quello bisogna diversificare un po’ le cose, legandole anche al discorso della corsa. E Rama, devo dire, lo sta facendo con cognizione e intelligenza tattica. Eccoci, questa è la cosa positiva.
Lo step in più nella qualità del passaggio e della corsa? Noi dobbiamo migliorare questa cosa, e abbiamo le potenzialità e la forza per poterlo fare. Tornando a Ramadani, al di là di quello che ha messo dentro la corsa, c’è la grande disponibilità che mette all’interno della partita nei confronti dei propri compagni e non la deve perdere. Quando si lavora in maniera umile ma consapevole delle proprie caratteristiche, queste cose porteranno sempre frutto e vantaggio alla squadra.
Un vecchio capitano mi ha insegnato una cosa, e lo dico spesso ai giocatori: “Quando si accorciano le gambe, si allunga la lingua”. Perciò, fino a quando i miei giocatori avranno la lingua corta, avranno più possibilità di giocare. Vale per tutti. Nel calcio moderno, ma anche prima, se non si corre, se la palla non si conquista, se non ci si mette nelle posizioni giuste, se non si attaccano gli spazi per fare gol, non si è dentro la gara. Essere in condizione ottimale ed essere presenti durante la gara, in maniera continua, è fondamentale in tutti i ruoli. Poi c’è chi è più “scattista” e chi è più “maratoneta”, che fa della capacità metabolica la sua qualità migliore. Per quello, teniamo la lingua corta e le gambe lunghe.

Gli aspetti che la soddisfano di più di questo Lecce a livello di squadra e di singoli
Non mi piace parlare in questo momento di singoli e non mi piace “godermi” un momento positivo, perché lo è stato dopo la partita, per le successive 24 ore. Poi, una volta che si rientra in campo, non dobbiamo perdere quei concetti che ho espresso prima, soprattutto per una squadra che ha ancora tanto da lavorare e da migliorare, e dove l’obiettivo finale è ancora lontano. Per quanto riguarda i singoli, ne potrei nominare tanti. Sono molto più contento dei giocatori che magari hanno meno possibilità di giocare ma si allenano veramente bene, e ti assicuro che ne ho tanti, senza fare nomi.
Altri invece, vedendo che non giocano, si “addormentano” un po’ e non reagiscono alle difficoltà che possono capitare durante una stagione. Ma siccome abbiamo davanti ancora 28 partite, vorrei che i ragazzi capissero che, prima o poi, capita a tutti l’opportunità per poter far bene, entrare e magari non uscire più.
Per la squadra, non c’è una cosa in particolare: siamo riusciti a essere compatti, sempre uniti nelle due fasi, a riconoscere quando poter andare e quando non poterlo fare tutti insieme. Credo che una squadra che voglia arrivare in fondo debba avere sempre questa capacità: rimanere corta durante la partita, in entrambe le fasi. Non mi piacciono le squadre che si allungano, che lasciano quei mezzi spazi che possono dare fastidio a tutti.
Si è lavorato sui calci piazzati e sui cross?
Sì, abbiamo lavorato anche in questa direzione. Solitamente lo facciamo nel fine settimana: infatti l’abbiamo fatto un po’ oggi e ieri, ma sono importanti anche quelli difensivi: ci stiamo lavorando da diverso tempo.
Siamo passati dalla marcatura a zona a quella a uomo, dalla mista, per cercare di trovare sempre soluzioni migliori in base anche agli avversari, perché a volte ci sono dei saltatori più pericolosi di altri o più capaci di attaccare determinati spazi. Ti dico un aneddoto: tanto tempo fa, una partita con un’altra squadra che allenavo, feci forse 35 minuti di fase difensiva per coprire il calcio di Veloso sul primo palo. Ho preso due gol sul primo palo su calcio piazzato di Veloso!
Allora, voglio dire, tante volte tu dici “caspita, non c’hai lavorato”, ma dipende sempre da come approcci la partita, dall’attenzione che ci metti durante la gara, dall’impeto. Ci sono tanti aspetti importanti.
Per quanto riguarda gli esterni ci sono dei dubbi su chi deve cominciare e chi subentra?
C’è sempre, anche durante gli allenamenti che facciamo lì davanti, perché ho delle alternative in questo momento con caratteristiche differenti. L’unico che potrebbe essere un po’ in ritardo di minutaggio è Sottil, perché è un giocatore che si è allenato un po’ meno: è entrato la scorsa settimana, però devo dire che sta crescendo di condizione.
L’ho visto bene e può essere per noi una soluzione importante, anche per le caratteristiche che ha nell’uno contro uno, la capacità di andare al tiro con grande velocità e l’esperienza che ha rispetto ad altri in questo campionato. Per quello, sono contento di avere più possibilità: la possibilità, a volte, di mettere Pierotti anche dietro l’attaccante. Ci sono diverse soluzioni che possiamo attuare durante la partita, in base anche a come si mette la gara.









