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Non sarà un articolo strappalacrime. Non è nelle mie corde, lo sapete. Quando scrivo preferisco sempre provocare o suscitare qualche emozione forte. Questo è un caso particolare perché non voglio né provocare, né far commuovere qualcuno. Semplicemente voglio sottolineare un fatto che è incontrovertibile: oggi il Lecce ha perso il suo capitano

Nulla di personale Kastriot, il capitano sei tu. Però sono sicuro che sarai d'accordo con me se dicessi che gran parte dell'anima del Lecce che ha vinto la Serie B oggi è stata strappata via. E non ci trovo il senso. Ho provato a mettermi nei panni del Presidente, del Direttore Sportivo, del Responsabile Tecnico e dell'allenatore. Da qualsiasi punto di vista, non riesco a trovare il motivo di una cessione così importante. 

I tifosi non lo sanno. Ma lo hanno intuito. Calabresi era, ed è, una colonna di questa squadra. Autoportante, quando ha dovuto fare forza su sé stesso per reggere a tutti quei mesi in cui non è stato preso in considerazione da Baroni, e portante, per il gruppo, perché ha salvato la squadra dall'epidemia di squalifiche ed infortuni giocando in tutti i ruoli con la stessa abnegazione e furia agonistica che lo contraddistingue. 

Non ci piace discutere le scelte tecniche che vengono prese dall'allenatore o dal direttore sportivo. Lo sapete. Lo sa soprattutto chi ci segue in trasmissione. Lasciamo la competenza di decidere a chi questo mestiere lo pratica da sempre. Noi semplicemente ci limitiamo ad osservare e a commentare, ma non abbiamo la pretesa di cambiare le cose o di avere ragione.

Per questo motivo, non vogliamo avere ragione nemmeno stavolta. Se con la cessione di Arturo Calabresi il Lecce è riuscito a mettere in salvo le sue economie, ben venga. Noi tutti amiamo il Lecce e accettiamo di buon grado questo sacrificio. Se i motivi sono diversi, sarebbe interessante conoscerli.

Oltretutto, questo articolo non nasce per la presunzione di dover imporre l'idea a Corvino e a Trinchera che Calabresi sia capace di confrontarsi anche in Serie A, ma nasce da un unico presupposto: una squadra è composta da uomini prima che da atleti. E quando questi uomini sono piccoli, siamo sempre pronti a puntare il dito e a trattarli da appestati, in quanto effettivamente lo sono; ma quando questi uomini sono grandi, allora vanno protetti e coccolati perché sostengono quei sentimenti che spesso ci piace accostare ai giallorossi. E così non è stato. 

Tutti conoscono il valore tecnico e morale di Calabresi. I compagni, l'allenatore, i dirigenti. Tutti sanno quello che avrebbe potuto dare a questa squadra. Tutti sanno a quali soldi e a quali contratti ha rinunciato fino ad oggi pur di rimanere nella piazza che ama e per la quale avrebbe giurato amore eterno. Vi avevo promesso che non sarebbe stato un articolo strappalacrime, dunque queste frasi non sono state messe per farvi scendere una lacrimuccia, consideratele cronaca pura.  

Ci dispiace che Arturo sia stato ceduto a cuor leggero, poiché è il calciatore che ogni squadra e ogni tifoso merita di avere, ma può essere considerato un precedente. Come si dice: il sacrificio non sia vano. Magari la prossima volta, chi di dovere tenga conto di questi fattori: il fattore tecnico, il fattore umano, la voglia di lottare per questi colori e la voglia dei tifosi di vederlo in campo. Fatelo! Altrimenti tutte quelle parole solenni, scolpite anche su maglia, di pretendere dai giocatori il sangue agli occhi, resteranno tali se quelli con il sangue agli occhi sono costretti ad indossare altre maglie…

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