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Marco Baroni, tecnico del Lecce, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale ha parlato del prossimo campionato di Serie A e della sua voglia di cominciare presto a fare sul serio sulla panchina dei giallorossi.

“Sarà difficilissimo, lo sappiamo, siamo preparati all’urto. Ma la nostra forza siamo tutti noi, tutto lo staff ed il pubblico che ha già fatto 11 mila abbonamenti”.

Cosa servirà per salvarsi? 

“Avere un’identità di squadra ed essere bravi nella gestione dei momenti negativi. L’allenatore ha il compito di risolvere i problemi”.

Ultime esperienze negative in A con Benevento e Frosinone. Perché andò male? 

“Sono due situazioni differenti. A Benevento (e mi piace salutare il presidente Vigorito) forse non eravamo attrezzati per una buona B e ci ritrovammo in Serie A. Pagammo quello. A Frosinone subentrai in una situazione compromessa. Un’altra neopromossa. Ma mi tolsi la soddisfazione di 4 vittorie esterne”.

Che aria si respira in ritiro?

“Bella, perché a Folgaria ci si allena bene. Siamo partiti prima con il preritiro perché siamo partiti il 6 maggio e due mesi sarebbero stati troppi. Ora lavoriamo alternando la parte aerobica a quella tattica”.

Cosa detestano i calciatori?

“Io detestavo la corsa senza pallone. Noi la limitiamo e corriamo tanto con la palla. Ma il calciatore è cambiato, è consapevole del fatto che la sua carriera dura circa 15 anni e gestisce meglio il suo corpo e il lavoro”.

Il figlio Riccardo gioca nel Modena.

“Non ho mai telefonato ad Attilio Tesser, con il quale ho giocato. Con mio figlio faccio il padre, ma di calcio parliamo. Con i ragazzi mi rapporto, certo non vedo più le carte in giro. Ma oggi i social non è più possibile arginarli con le multe, si stabiliscono delle regole. Anche io sono entrato su Instagram, ma per vedere i tre figli e i due nipoti. Con i calciatori ho dialogo ma lascio gli spazi. Non entro in spogliatoio, lascio che sia il loro spazio. Ci troviamo in una bella sala video. Comuque non è complicato e vedo che riescono ancora a essere gruppo. Fondamentale per il Lecce”.

Strefezza 14 gol lo scorso anno. Può ripetersi in A?

“Ho sempre creduto che avesse queste capacità. Sfrutta bene i tagli e va in mezzo al campo e poi è intelligente”.

Ceesay può essere un colpo di mercato?

“Il salto è importante. La A italiana non è quella svizzera. Ma lui si è messo a disposizione. Ha gamba, altezza, progressione, soprattutto è velocissimo”.

Frabotta ha la grande occasione

“Abbiamo fiducia in lui. Deve scalare una montagna dopo l’infortunio e recuperare velocemente il tempo perduto”.

Perché gioca con il 4-3-3? È zemaniano?

Perché mi piace lavorare sugli esterni che non uso a piede invertito. Amo giocare a quattro e coprire gli spazi sugli esterni. Zeman è stato un innovatore. Ma non ho un vero modello di riferimento. Si guarda, si valuta, ma non si copia”.

Come vive a Lecce?

“In hotel. Ma non è un problema, noi allenatori siamo in una città per lavoro, in ballo h24”. 

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