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A San Siro non è stato il solito Lecce, non si è vista quella squadra che può mettere in difficoltà chiunque, comprese le big di questo campionato. Il "Lecce di Baroni", quello che ha fatto parlare di se tutta l'Italia; quello che attraverso l'intensità e la compattezza può dire la sua, da matricola, in questa serie A, a Milano è andata in letargo. Troppo "pesante" la scala del calcio italiano? Non sapremmo dire ma possiamo commentare quello che abbiamo visto, anzi quello che non abbiamo visto. 

Intanto tantissimi i tifosi giallorossi giunti nel capoluogo lombardo, loro si che li abbiamo visti e sentiti; già questo, considerata la prestazione, fa abbastanza male. I giallorossi escono sconfitti, senza possibilità di recriminazioni, da una squadra molto forte ma che non ha dovuto fare granché per mettere sotto i giallorossi. Un po' di pressione, chiusura delle fasce , raddoppio sistematico su Strefezza e il gioco è stato semplice per gli uomini di Inzaghi.

Baroni dal canto suo era in vena di esperimenti: dentro Pezzella per Gallo, dentro Maleh per Blin, ha giocato  con una coppia di mezz'ali leggerina (Gonzalez e Maleh), anche troppo,  che non è mai riuscita ad imporsi anzi, si è macchiata di errori grossolani in uscita ed in marcatura che hanno finito per danneggiare tutta la squadra. Perché se non "girano" le mezz'ali patiscono in fase offensiva le ali e la punta, in quella difensiva i terzini, di conseguenza Hjulmand che scherma la difesa ed i centrali. I gol dell'Inter sono arrivati in fotocopia: imbucata, palla dietro al rimorchio (lasciato da solo) e gol. Semplice e chirurgico.

Una cosa però l'abbiamo capita dopo questa partita, ma onestamente non avevamo bisogno di vedere una prestazione così scialba per accorgercene: senza Blin questa squadra non ha mordente. Con il francese in campo funziona la catena di destra, funziona Strefezza e Hjulmand non deve fare per due. È chiarissimo ormai, lo è stato lo scorso anno così come in questa stagione. Blin non avrà le qualità tecniche degli altri centrocampisti ma a questi livelli prima di quelle bisogna avere la testa ed il francese è il "soldatino" che fa le cose semplici, non ha paura e c'è sempre sia quando si tratta di aiutare il compagno in difficoltà che quando ci si deve buttare in area di rigore. 

Baroni ogni tanto ci prova a farne a meno ma la risposta del campo è quasi sempre la stessa: "esperimento fallito". Con questo non vogliamo dire che con Blin dal primo minuto il Lecce avrebbe vinto; come non vogliamo dire che Gallo in panchina è un azzardo che la squadra non può permettersi, ma tant'è. Perché Pezzella non sta vivendo la sua migliore stagione ed allora è inutile sacrificare l'ex Palermo per averne la certezza. Meglio un ragionevole dubbio, no?
La sconfitta di Milano fa il paio con quella contro il Sassuolo ed entrambe le gare hanno avuto un comune denominatore: dopo la vittoria di Bergamo la cattiveria agonistica, l'intensità sono venute meno. Bene, questo non può accadere al Lecce perché una squadra giovanissima ed al primo campionato di serie A ha alcune armi dalle quelli non può prescindere: la velocità, la pressione, il sacrificio.

Dopo il Sassuolo la squadra ha visto immutato il suo vantaggio sulla terz'ultima (perché il nostro sguardo è sempre li che va) sconfitta anch'essa, stavolta ha reso un punto. L'errore più grande che si possa fare è quello di sentirsi arrivati, perché non è così. Anzi, è bene che la squadra si rimetta sotto e conquisti quanto prima i punti che le servono per tagliare il traguardo. Occhio che le sorprese sono dietro l'angolo.

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