Corvino: "Patrimonializzare è l’unica via. Il Lecce del futuro? Ho un traguardo..."
"Abbiamo affrontato le turbolenze tipiche per una squadra retrocessa, e ciò nonostante siamo in linea con le aspettative, grazie anche al grande lavoro di Corini. Abbiamo un gruppo profondamente rinnovato, giocatori da inserire, altri da rimotivare, per cui quei 12 punti non sono male. Certo, qualcosa ci manca: penso al rigore di Cosenza, al gol annullato a Brescia. Ma va bene, e poi i bilanci si fanno alla fine".
Questo il pensiero di Pantaleo Corvino, responsabile dell'area tecnica del Lecce, in un'intervista rilasciata al Nuovo Quotidiano di Puglia.
Il dirigente giallorosso spiega: "Abbiamo cercato di fare l’impossibile per allestire un organico all’altezza di questo territorio. La nostra gente meritava una squadra importante e noi crediamo di averla allestita. Peccato non poter avere i tifosi allo stadio, avrebbero apprezzato tanto questo Lecce. E a me sarebbe piaciuto rivedere il Via del Mare strapieno: era uno dei miei obiettivi, spero di poterlo raggiungere al più presto".
Corvino spiega le difficoltà di questi primi mesi della sua gestione: "Il mercato è solo quello che si vede, ma dietro c’è tanto altro. Con la società stiamo intervenendo anche sulle strutture: un secondo campo all’Acaya, una palestra rifatta ex novo, come lo spogliatoio della prima squadra. E poi il settore giovanile. Operazioni che hanno come comune denominatore la volontà di patrimonializzare, dare solidità e prospettiva al club".
L'ex dirigente della Fiorentina dice la sua anche sulla società giallorossa: "Stupenda, è l’aggettivo che calza a pennello sulla situazione che ho trovato. Non una società fredda ma una vera e propria azienda con persone perbene, tutte. Dal presidente è persino superfluo sottolineare per quanto è capace, ma sto apprezzando anche tutti gli altri, la famiglia Carofalo, Adamo, Liguori, De Picciotto. Mi sono stati sempre accanto in questi tre mesi, li ringrazio".
Corvino conclude parlando del Settore Giovanile: "Il primo problema, comune a quasi tutti i club, è quello delle strutture. Lì stiamo cercando di intervenire, perché è fondamentale. Per il resto, da supervisore, sto dando delle indicazioni. Ho vinto 13 titoli giovanili, in tutte le fasce ma, soprattutto, ho portato tantissimi giovani promesse a calcare i campi più importanti d’Italia e d’Europa: perché questo conta, riuscire a trasformare la potenzialità in qualità. Si dice che tutte le strade portano a Roma: io conosco la mia, di strada, ed è quella che stiamo cercando di imboccare. Il sistema calcio è praticamente al collasso. La pandemia ha ridotto i ricavi e aumentato i costi. Basti pensare alle spese per i charter, per gli alberghi, i tamponi ogni due giorni. Tutto questo mentre non ci sono incassi da stadio e sono diminuiti quelli da sponsor e da tv. Patrimonializzare è l’unica via, il salvagente per una società. Pur non disponendo di grandi risorse, si possono però fare delle scelte: magari rinunciare a un acquisto e investire di più nel settore giovanile. Quando sono andato via, ho lasciato un Lecce in serie A con sette titolari provenienti dal vivaio: Ledesma, Vucinic, Bojinov, Rosati, Rullo, Esposito, Pellé stesso. Quello è il mio traguardo".
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