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Il responsabile dell'area tecnica Pantaleo Corvino ha parlato in conferenza stampa nel corso della presentazione di Stefano Trinchera, nuovo d.s. del Lecce. Di seguito le sue dichiarazioni.

“Quando un responsabile lavora per raggiungere gli obiettivi e i risultati deve avere il coraggio di andare avanti per la sua strada. Come responsabile dell’area tecnica mi sono sempre dato degli obiettivi, ciascuno di noi nella vita lavora per raggiungere qualcosa. Ho sempre lavorato inseguendo i risultati, con qualsiasi budget. Il mio obiettivo principale qui a Lecce è quello di far crescere il club, riportando il territorio dove merita. Per raggiungere i risultati mi avvalgo di un mio modello, che contempla un’organizzazione e un organigramma a livello di area tecnica. Nel mio modello cerco di migliorare le strutture e il settore giovanile, che è la mia vocazione. Quando una proprietà accetta il mio modello, propongo gli uomini. La scelta di affiancare a me un d.s. fa parte del mio modello. Forse in Italia sono stato il primo ad avvalermi di un direttore sportivo e proprio perché credo in un calcio globalizzato talvolta l’ho trovato anche fuori dai confini. Passo per un accentratore ma non lo sono. Ho voluto aspettare un anno per andare a trovare la persona giusta che mi affiancasse e con le sue competenze fosse capace di supportare me e questa società per raggiungere gli obiettivi. Io preferisco prendere un giocatore in meno ma creare una organizzazione importante, in modo che se un domani arriveremo su una montagna non ci arriveremo con i pantaloncini corti. Noi siamo preposti ad essere giudicati per quello che facciamo. Quello che sto dicendo adesso l’ho detto anche l’anno scorso: delle mie capacità ne devono parlare gli altri, io metto a disposizione la mia esperienza. È visibile a tutti la crescita del club, dal punto di vista delle attrezzature, delle strutture, attraverso gli sforzi della società. La Primavera era in A2 e ora è in A1, dopo tanti anni. Con la prima squadra non avevamo sbandierato la Serie A, ma molti ancora pensano che siamo stati noi a non volerci andare. In nove mesi abbiamo lavorato tantissimo e a quattro giornate dalla fine eravamo a un passo dalla promozione. Il motore in quella squadra c’era. Può darsi che la squadra sia arrivata sgonfiata, per usare un termine da tifoso, ma non è colpa della società. A pochi minuti dalla fine c’era un rigore determinante, chi l’ha sbagliato? La società? Solo menti insane possono dire che la società non voleva la serie A. Questo riguarda quello che si è fatto. Oggi la squadra rientra e si ricomincia una nuova stagione. Noi vogliamo portare questo territorio dove merita. Faremo di tutto, è una sfida mia personale e di questa proprietà. È una sfida, se saremo tutti insieme, uniti, possiamo vincerla. Pur non avendo i mezzi degli altri, rispetto agli altri abbiamo la voglia di arrivare, siamo tutti leccesi e vogliamo vedere il nostro territorio al massimo. La passione e l’amore verso questo club sono caratteri che ci contraddistinguono. Questa sfida vogliamo vincerla tutti insieme.

“Noi ribadiamo quello che abbiamo detto lo scorso anno: vogliamo far crescere questo club, e l’innesto di Stefano Trinchera ne è la dimostrazione. I giocatori bravi quest’anno con tanti sforzi li stiamo tenendo, qualcuno che pensavate fosse bravo se oggi non c’è più gnifica che c’è qualche motivo extra-campo che ci ha portato a fare questa scelta. Sono arrivato qui che c’era una età media di 29 anni, a fine stagione era di 25. Stiamo continuando ancora adesso con quest’opera, mettendo gioventù ed esperienza. I nuovi acquisti hanno una età media di 22 anni. Cercheremo di raggiungere i nostri obiettivi mantenendo un equilibrio economico, quest’anno ancor più che in passato. Ci sono club che falliscono, perché si seguono certi sapientoni del calcio che incitano a fare quello che un club non dovrebbe fare. Dai club che falliscono ci sono giocatori appetibili, ma non possiamo prenderli se hanno ingaggi che alterano gli equilibri di questo club”. 

“Ogni club che si rispetti deve considerarsi una azienda. In ogni azienda la proprietà sceglie il responsabile di ciascuna area e il responsabile propone dei direttori, assieme ai quali si lavora tramite il budget a disposizione. La scelta degli uomini è figlia di questa organizzazione. Rispetto all’anno della serie A erano rimasti a Lecce solo quattro giocatori: Shakhov, Vera, Benzar, Gabriel. Noi stiamo pianificando, partendo dagli uomini. Le sfide che ci siamo prospettati si vincono alzando l’asticella”.

“Helgason? È un interno di centrocampo. Il concetto di tuttocampista lo addebito al mister. Con lui abbiamo stabilito di avere un modello con quattro difensori e tre centrocampisti. Il mister li vuole tuttocampisti, cioè in grado di offendere e difendere. Il modulo della prima squadra deve contemplare gli esterni e l’attaccante. Allo stesso modo in cui accade nel settore giovanile. È un modello universale”.

“Vera? È una macchina che ha il motore da Ferrari, ma deve attrezzarsi a livello di carrozzeria e di manubrio. Deve sapere che si deve difendere meglio e deve muoversi meglio. Zuta mi ha chiesto di andare via perché era chiuso da Gallo. Vedremo l’allenatore cosa ci dirà su Vera, se può tornare utile alla causa”. 

“È da tanti anni che sono vicino a Stefano Trinchera. Per me è un onore e un privilegio dire di essere cresciuto vicino a Mimmo Cataldo, carpendo i segreti suoi e di altri d.s. Io immagino sempre il calcio come nel ‘400 e nel ‘500, quando c’erano le botteghe, dove si andava per imparare un mestiere. E a volte quello bravo diventava più bravo del maestro. Quando parlava Mimmo Cataldo stavo in silenzio. Ora se mi metto con i più giovani io devo stare in silenzio e vogliono parlare sempre loro. Quando c’è tanto da fare bisogna avere degli uomini al proprio fianco”. 

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