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Nelle ore immediatamente successive alla partita, come è giusto che sia, sono state esaltate le individualità dei calciatori del Lecce, capaci di comandare all'Arechi contro una Salernitana sulla carta superiore.

Proprio sul più bello, dopo la prima vittoria stagionale, è arrivata una delle soste di questo campionato anomalo, che fino al prossimo giugno vivrà di folate e lunghi stop. È il momento quindi di tirare un bilancio comprensivo delle 7 gare in cui i giallorossi hanno ottenuto 6 punti.

In un'ottica meramente aritmetica, la formazione di Baroni è tutto sommato in linea con l'obiettivo, in quanto questa media punti nella scorsa stagione sarebbe valsa la salvezza.
Inoltre, dando uno sguardo alla classifica, il Lecce si trova davanti a diverse rivali nella zona tranquilla della graduatoria.

Due buoni dati per una neopromossa, vero?
La piazza è soddisfatta, anzi, ha compiuto uno step ulteriore: è euforica, ha fame di questo Lecce.
Forse inconsciamente, a fare la differenza non sono i semplici risultati, buoni anche se non eccezionali, bensì il percorso che ha portato la squadra ad ottenerli.

Se il Lecce avesse alternato vittorie e pareggi a debacle tanto clamorose quanto scontate per una matricola del campionato, la percezione di quanto fatto finora sarebbe stata differente.
I salentini sono una squadra arrivata in A pochi mesi fa e rivoluzionata da un'area tecnica consapevole della bestia che si stava andando ad affrontare e, nonostante ciò, sono sempre stati dentro ogni singola partita.

L'11 di Baroni è sceso in campo sette volte, sia contro top club, sia contro squadre da decenni in A, sia contro dirette rivali, ed in ogni gara è stato vivo fino all'ultimo secondo (ed oltre).
La vittoria è stata presa di forza, i pareggi sono stati combattuti e le sconfitte sono avvenute tutte di misura. Alle volte, neppure i top club si rivelano capaci di prendere delle batoste nel corso dei 90 minuti e restare sul pezzo senza mollare un centimetro.

Un Lecce giovanissimo ha subito super gol, super autogol, torti arbitrali e reti a tempo scaduto, ma è rimasto sempre il Lecce. Anzi, è cresciuto nelle difficoltà.
La partita di Salerno rappresenta l'apoteosi perchè i giallorossi erano in vantaggio, lo meritavano, hanno subito il pari in una maniera folle e sono tornati di forza in vantaggio.

A Baroni non piacciono gli alibi, lo ha sottolineato ai microfoni, ma li meritava per quanto visto nelle prime sei uscite. Alla settima, poi, la sua squadra ha incassato un ulteriore infortunio assurdo e ci è passata sopra, lo ha travolto. Occhio: non è scontato quanto avvenuto.

I sei punti sono ottimi perchè fanno capire ai ragazzi che il lavoro porta frutti, lasciano dormire sereni i tifosi e lanciano segnali al campionato.
In fin dei conti, però, ad essere stata decisiva è stata la magia di Strefezza e questo provoca inevitabilmente una riflessione: anche se l'italo-brasiliano non si fosse inventato il gol, quella di Salerno sarebbe stata una partita in cui il Lecce si è dimostrato superiore, come fatto già in passato. In questo ultimo mese e mezzo i giallorossi hanno giocato ottime partite raccogliendo meno di quanto meritassero e, nonostante ciò, hanno ricevuto critiche alle volte troppo severe, dirette ai singoli e non solo.

La verità è che il percorso di crescita passa da queste partite.
Nel girone d'andata della scorsa B i giallorossi hanno dominato a Benevento e a Frosinone, ottenendo “solo“ due punti. Col senno di poi quelle partite sono state dei crocevia fondamentali per l'assemblaggio di una macchina da guerra. 4 punti persi? Si, ma il risultato può essere casuale, quanto messo in campo non lo è mai.

Bravo Lecce per i 6 punti. Bravissimo Lecce per il modo in cui li hai conquistati.

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