Siebert, Sala, la punta e il club dei "viperizzati": tutto sulla conferenza stampa di Corvino

La conferenza stampa dell'area tecnica giallorossa
Dopo la conferenza stampa di Di Francesco, è intervenuto il direttore dell'area tecnica giallorossa Pantaleo Corvino, per parlare del calciomercato dei giallorossi. Queste le sue parole:
La premessa di Corvino
Ci rivediamo e ci risentiamo dopo un po’ di tempo, perché il nostro impegno è stato dedicato al lavoro, com’è giusto che sia, per il mercato estivo. Vorrei ribadire alcuni concetti come prefazione, prima di lasciare spazio alle vostre consuete domande.
Ogni mercato mette in risalto quelle che sono le indicazioni e le linee guida che la società affida al proprio management. Quando tornai ripartendo dalla Serie B, andai oltre le logiche che la società mi aveva indicato, cercando di seguire ciò che ci si auspicava e mi si chiedeva: costruire un modello che potesse dare continuità al Lecce, che in quel momento aveva perso la sua identità di progetto tecnico solido, con una Primavera in Serie B e una prima squadra anch’essa in B. L’obiettivo era almeno diventare un “modello Empoli”.
Credo che dopo cinque anni oggi possiamo dire che c’è un Lecce in Serie A, con una Primavera stabilmente in A da quattro anni consecutivi. Come tutti i modelli, anche quello Empoli, può accadere che si retroceda: loro sono scesi in B sia con la prima squadra sia con la Primavera. Potrebbe capitare tranquillamente anche a noi. Ma, come accaduto lì, dove presidente e direttore sportivo sono rimasti al loro posto anche dopo la retrocessione, anche noi stiamo cercando di consolidare un “modello Lecce”, simile a quello che avevamo iniziato a costruire durante la mia prima esperienza qui.
Quando me ne andai quel modello si perse: la Primavera non vinceva e la prima squadra oscillava tra Serie B e C. Oggi siamo tornati ad esserlo, e lo stiamo facendo seguendo le linee guida che ci detta la società. Il nostro obiettivo è praticare un calcio sostenibile, senza debiti, e allo stesso tempo ottenere risultati sul campo: un compito molto complicato. In cinque anni abbiamo realizzato cose straordinarie, e lo confermano i numeri. Siamo l’ultimo monte ingaggi della Serie A: non possiamo permetterci spese che invece possono sostenere club con alle spalle fondi o sceicchi.
Noi riusciamo a restare competitivi grazie alla forza, alla passione e al sostegno di chi ci vuole bene. Fino ad ora questo ci ha permesso di compiere un piccolo miracolo, ma, come accaduto all’Empoli, possono arrivare anche insuccessi: ciò che conta è riuscire a risalire sempre con un modello sostenibile. In questi anni abbiamo anche portato nuove forze nel calcio che conta. È naturale che i tifosi si aspettino calciatori già affermati, ma noi non possiamo permettercelo. È giusto che ci siano scetticismi quando un giocatore non è conosciuto: quando c’erano Krstovic, Piccoli, Colombo, venivo criticato perché l’attacco sembrava inadeguato e poco prolifico. Ma, alla prova dei fatti, qualcuno di quei giocatori ha saputo affermarsi.
Mi fa sorridere quando alcuni club organizzati cercano di crearsi un ruolo, facendo da falsi protagonisti e alimentando malumori per preparare il terreno ai veri tifosi, che invece sono tantissimi e appassionati. I nostri tifosi ci hanno portato ad avere 23mila abbonati e uno stadio sempre sold out. Chi cerca di screditare la società per mettersi in mostra, inventandosi opinionista o critico da tastiera, può far sorridere: dopo cinque anni di risultati, queste polemiche hanno poca sostanza. Sicuramente stanno aspettando il giorno in cui le cose andranno male, e certamente quel giorno arriverà, ma sarà giusto che possano “festeggiare” dopo tanta attesa.
In questa sessione di mercato il nostro obiettivo era ringiovanire la rosa e aprire un nuovo ciclo, anche perché alcuni calciatori avevano chiesto di cambiare aria per migliorarsi. Abbiamo cercato di rinforzare la squadra, pur sapendo che non possiamo intervenire in maniera importante in tutti i reparti. Tutto è migliorabile, ma noi non possiamo permetterci di rinforzare ulteriormente ruoli già completi: farlo significherebbe fare debiti, e questo non lo vogliamo, per dare continuità al nostro modello.
Finché non arriverà un fondo straniero, lavoreremo così. Io e Stefano facciamo il possibile per rendere orgogliosi i tifosi e per far conoscere il nostro territorio in tutto il mondo. Il messaggio che vorrei trasmettere è che non c’è nulla di “normale” in quello che stiamo facendo: è un risultato eccezionale, che richiede unità per colmare la distanza con altre realtà. Se ci sgretoliamo davanti a ciò che non possiamo fare, rischiamo di trasformare l’eccezionalità in normalità.
Ci sono club che aspettano solo un nostro passo falso per esultare: in cinque anni non è ancora accaduto. Al momento, tra Primavera e prima squadra, abbiamo concluso 15 acquisti (6 e 9) e 22 cessioni (11 e 11). È stato fatto un grande lavoro: se sarà buono, lo dirà il tempo.
Abbiamo ceduto tre difensori – Baschirotto, Sala e Guilbert – e ne abbiamo presi quattro, ringiovanendo la rosa e inserendo anche nazionali. A centrocampo siamo ben strutturati, forse in abbondanza, e per scelta tecnica qualcuno è sul mercato. Chi non lo è, è difficile da sostituire secondo i nostri parametri economici, e abbiamo piena fiducia in questi giocatori che ci hanno portato alla salvezza e possono ancora migliorare.
Nelle scorse ore è uscito il nome di Sala: non lo smentisco. È un giovane che oggi può essere accolto con scetticismo, ma che domani potrebbe diventare una certezza. Le scommesse che facciamo non sempre si rivelano vincenti, ma non abbiamo altre strade. Guardando i risultati, ci sono calciatori su cui abbiamo stravinto, portandoli a un livello superiore.
In attacco abbiamo due esterni offensivi e una prima punta. Con Krstovic e gli esterni abbiamo segnato 20 gol: non molte squadre hanno fatto meglio. Abbiamo avuto un attaccante al settimo posto nella classifica marcatori. Dire che l’attacco del Lecce non è stato adeguato non corrisponde alla realtà. Morente e Pierotti, insieme, hanno segnato 7 gol: non è facile trovare esterni migliori. Forse il problema è stato nei gol dei centrocampisti, che sono arrivati troppo tardi, nonostante il potenziale.
Con i nostri parametri economici non possiamo lavorare diversamente. È per questo che puntiamo sulle potenzialità, così da essere pronti anche in caso di cessioni. In attacco manca un sostituto di Krstovic, ma a livello numerico e realizzativo sugli esterni siamo a posto.
Io sono realista: spesso sento parlare del rispetto per i 23mila abbonati, ma bisogna dire che quei 23mila portano circa 4 milioni di euro, con cui si compra a malapena un buon giocatore di Serie B. Questo è realismo. Abbiamo venduto Krstovic e il giorno dopo abbiamo acquistato un giocatore spendendo una cifra importante. Con 4 milioni non si fanno grandi acquisti, soprattutto se devi rimanere con l’ultimo monte ingaggi della Serie A.
Questo è realismo, non seguire il “club dei viperizzati”.
Sul nuovo attaccante
È per questo che noi dovremmo essere aiutati entrando in quel sano realismo di cui parlavo prima. Il Lecce non può permettersi di avere Krstovic in casa e comprare allo stesso tempo il sostituto: Corvino e Trinchera, in quanto direttori, ce lo possiamo permettere, ma il Lecce no. Avevamo diversi nomi sulla lista, ma dovevamo prima vendere Krstovic. Immaginate se avessimo acquistato questo calciatore dai costi importanti e non avessimo venduto Krstovic: per il tifoso, ovviamente, sarebbe andato bene, ma avremmo messo in difficoltà il club.
Noi abbiamo le idee chiare e lo abbiamo dimostrato: Siebert non era cercato solo dal Pisa, noi eravamo su Siebert già da due mesi, in silenzio. Perché se fosse uscito che eravamo interessati a Siebert, chi stava dietro di noi sarebbe andato ad acquistarlo, così come accaduto con Ferguson. Non lo abbiamo chiuso due mesi fa perché aveva un costo importante, e lo abbiamo potuto chiudere solo dopo la cessione di Krstovic; altrimenti lo avremmo chiuso già allora.
Contiamo di chiudere l’attaccante entro la prossima settimana, anche perché dopo non possiamo più farlo (ride, ndr). Non lo abbiamo fatto prima perché dovevamo vendere Krstovic. Il nuovo attaccante arriverà sicuramente tra tanto scetticismo, ma la speranza è che, come al solito, possa fare bene.

Si poteva fare di più di quanto è stato fatto?
Pensare di fare di più rispetto a quello che siamo non è realismo, anche se arrivano incassi dalle cessioni. Quegli incassi, insieme ai diritti TV, al merchandising e agli abbonamenti, hanno permesso al Lecce di comprare e, soprattutto, di eliminare i debiti che c’erano. Il presidente mi aveva chiesto di riportare in equilibrio economico il club.
Abbiamo fatto una Serie A che ci aveva creato dei disavanzi, ma li abbiamo azzerati. Abbiamo fatto crescere il club nelle strutture, nelle attrezzature, garantendo il pagamento puntuale di dipendenti, calciatori e dell’intera organizzazione.
Siamo cresciuti tanto: i nostri tifosi sono quelli che, a livello numerico, sono aumentati di più in Serie A. Questo perché è cresciuto il Lecce.
Il sano realismo è questo: dire la verità. Se il Lecce fosse finito in Serie C o avesse disputato un campionato anonimo di B, non avremmo ottenuto questi numeri. Siamo cresciuti perché abbiamo fatto risultati, in campo e fuori.
Sui calciatori rimasti nonostante siano a fine ciclo
Sempre per essere realisti, io ho fatto dei nomi e dei cognomi. Alcune situazioni si sono concretizzate, perché il mercato lo ha permesso, altre invece no. In certi casi per scelta del giocatore, che non è rimasto convinto delle offerte ricevute.
Noi, in previsione, stiamo lavorando per coprire qualche ruolo dove potrebbero esserci movimenti di mercato negli ultimi giorni. Ho fatto il nome di Sala, di Jovic, e anche di un attaccante classe 2006 che però rimarrà nel suo club a fare esperienza.
Questa è la politica del Lecce: abbiamo dato in prestito, tra Italia ed Europa, 20 calciatori per permettere loro di maturare e, magari un giorno, diventare giocatori da Lecce.
Il club cresce non solo con il nuovo centro sportivo, ma anche con tutto quello che lo circonda. Non c’è solo il calciatore: il progetto è più ampio e riguarda anche altri aspetti fondamentali.
Sul nuovo attaccante: sarà uno tra Cerri e Cutrone?
Non confermo e non smentisco.