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Da quando è arrivato a Lecce nel 2016 non è mai stato così continuo nel rendimento e così prolifico sotto porta. Molto, moltissimo ha inciso il nuovo ruolo ritagliatogli lo scorso anno da Fabio Liverani e altrettanto il lavoro psicologico che lo stesso allenatore ha saputo fare sul calciatore. Alla soglia dei 32 anni, Marco Mancosu è finalmente un centroc0ampista completo, capace di ricoprire più posizioni in campo e di giocare con la stessa intensità per tutta la stagione e in qualsiasi posizione. E' maturato, appunto, sotto l'aspetto mentale perché tecnicamente è sempre stato un'eccellenza. Una pecca, la sua discontinuità, che gli è costata la carriera visto che dalla Serie A è partito ma è in Serie C che ha dovuto lottare per tanti anni prima di arrivare a Lecce e riscoprire sé stesso. In due anni ha già siglato 18 reti, come se fosse un bomber, e alla squadra ha portato una media di 1,85 punti a partita in B e 0,85 punti a partita in A. Numeri che fanno di lui un diamante prezioso, da custodire gelosamente. A questi si potrebbero aggiungere i 7 nell'ultimo campionato di Serie C per fare di lui un punto fermo, un filo conduttore tra passato, presente e futuro. Quando segna Mancosu si va a punti. Questo dice la statistica di quest'anno, ad eccezione - che conferma la regola - del match contro il Napoli. Un gol a Torino, due contro la SPAL, un gol, pesantissimo, alla Juventus. Gol pesante. Da capitano che si assume la responsabilità. Che carica la squadra sulle proprie spalle, se ne prende cura e la porta in trionfo.  
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