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di Donato Francesco Bianco

L'essere umano vive di passioni. Il calcio ne racchiude tante. Ieri sera giocava la squadra della mia città natale in campo, il Lecce. 11 calciatori contro altri 11 antagonisti dell’Ascoli e come obiettivo, vincere una partita e portarsi al primo posto temporaneo della classifica di Serie B.

Il minuto di silenzio in rispetto per la scomparsa di Mimino Renna rende una serata del tutto particolare e a renderla ancor più particolare, dopo appena 4 secondi dal fischio iniziale, accade quello che uno non vorrebbe mai vedere: uno scontro fortuito tra due calciatori, uno dei due colpito perde subito i sensi e atterra rovinosamente sul terreno di gioco. In quei pochi secondi muta radicalmente la priorità dell'evento, in quei pochi secondi la vera partita non si gioca più sul piano sportivo ma su quello della vita umana. In palio non più tre punti ma l’intero campionato della sopravvivenza. Attimi che scorrono veloci, a volte per istinto ci rendono incapaci di pensare, agire, sugli spalti, nelle case dei tanti tifosi Leccesi e Ascolani e di tutti quegli sportivi italiani che hanno deciso di assistere all’evento. In questa gara sono anche i centesimi di secondo che fanno la differenza, non ci sono record da battere eppure trasformano in Angeli custodi, calciatori, staff sanitari e tutti i presenti sul rettangolo verde, con azioni esemplari, gesti che ricorderemo per sempre senza connotarli ad una singola maglia sportiva. Mentre il proprio corpo rimane immobile come quello del calciatore colpito in campo, gli occhi cercano freneticamente ogni singolo movimento dei sanitari e si alternano tra quello visto sul campo e le notizie che escono in rete. Si resta in perenne apnea, un momento catatonico ma che per puro sintomo di speranza vi è una ricerca su ogni singola informazione che trapela. Si aspetta di tirare finalmente un sospiro di sollievo, una boccata di puro ossigeno e la mente vola a quegli istanti prima dell’inizio della partita, mentre tutto era così normale, i calciatori calcavano il campo ridenti tra battute e controllo delle condizioni del terreno di gioco. Ancora nulla. Cessano i canti e il silenzio è l’unico compagno assordante fino a quando lo speaker dello stadio, annuncia che il calciatore è cosciente. La tensione si scoglie come le lacrime che solcano il tuo viso, il cuore ritorna a battere con la sua quotidiana frequenza e le paure si affievoliscono. L’uscita lenta dell’autoambulanza dallo stadio è un altro sintomo che reputi positivo. Le news a seguire seguono lo stesso andamento, questa volta possiamo piangere di felicità. La solidarietà senza fazione, senza quartiere e senza nessuna bandiera sportiva espressa sulla rete, ci riempie gli occhi di lacrime. Il calcio è uno sport intriso di passione, oggi ci svegliamo consapevoli di essere tutti tifosi di una sola squadra, un team unico al mondo e che ha come logo societario la Vita.

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