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Sarà un compleanno particolare quello di Ernesto Chevanton per noi di Pianetalecce. Un nostro lettore, Matteo Maria Orlando, ha voluto infatti dedicargli delle poesie che ha scritto per lui. * questi testi sono già apparsi nel 2016 sul litblog Nazione Indiana (www.nazioneindiana.com)

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Ernesto diavolo della pampa figlio della tempesta perfetta così come la palla spedita appena sotto la traversa sottratta, con l’inganno l’artificio a Frey, lasciato trafitto battuto dal tuo nome venuto al Via del Mare, a sabotare il già visto il consueto, l’ordinario.  

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  Ernesto il tuo destro è il buio della ragione, è un’equazione la regola e insieme l’eccezione; il fondamento di una fisica domestica principio e compendio di balistica; preludio alla formula magica: Dìn dòn, dìn don ha segnato Chevanton.  

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  Da quando non ci sei più la palla è un difetto di forma un eccesso di senso, buio da significato. Ernesto, caro, mi manca il volo.  

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  Ernesto stamattina in Piazza Duomo un bambino volava palla al piede con in dosso la maglia diciannove la tua – quella di sempre – quella di quando da pirata quale eri facevi scorribande al Via del Mare.  

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  Ti ricordo aggredire lo spazio, fiutare il corridoio perfetto, puntare l’avversario sgusciare nello stretto. L’architettura del tocco l’eleganza del gesto. Com’è triste lasciarsi, Ernesto.  

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  Scempio di città non riconosci la gloria meritata dai tuoi figli, allora mi figuro il tripudio della toponomastica: Via Carmelo Bene, Piazza Bodini, Corso Chevanton.  
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