[Blog] Ma il Lecce può considerarsi un congiunto?
di Luca Pecoraro
Eh sì, il presidente Conte ha parlato. E siamo tornati a vedere i famosi congiunti. Sempre con il distanziamento sociale, per carità. Che poi, congiunto che vorrà mai significare. Apro il vocabolario su internet e ritrovo questo significato letterale: “che è unito da legami di sangue”. E quindi? Molti risponderanno, e anche correttamente, che la risposta risieda nelle figure di genitori, coniugi, figli, cugini. Però siamo sicuri di aver considerato proprio tutti? E’ pur vero che io sono stato sempre un romantico pallonaro. Sono quello che si emoziona ogni volta che Pippo Falco tocca palla, sono quello che stava per crepare di cuore a Lecce-Spezia, sono quello che in ormai antichi tempi adolescenziali voleva conquistare la ragazza per cui aveva una cotta dicendole che era più bella di Lecce-Palermo 3 a 0 (che partita quella partita). E quindi, se non con il Lecce, con chi li dovremmo mai avere questi legami di sangue? Sono ormai passati più di 2 mesi dall’ultima partita e da questo fine campionato stranissimo, interrotto così bruscamente e senza avviso. Mi manca la nostra difesa irreprensibile (ma è legale subire 56 gol in 26 partite?). Mi manca il povero Gabriel che guarda la nostra difesa con scritto negli occhi “ma io cc’aggiu fattu de male”.
Mi mancano le scorribande di Donati, lo sguardo severo dello zio Lucioni, la calma di Rossettini, i gol incredibili di Calderoni. Mi manca quel modo poetico di giocare a calcio di Petriccione (chissà se somiglierà ancora a Modric in assenza del barbiere, me lo chiedo tutte le sere). Mi manca la chioma di Barak, la non chioma di Saponara, il barbone di Mejer, la speranza che ho negli occhi ogni volta che Pippo Falco e Mancosu toccano palla, la sfacciataggine di Lapadula e, perché no, seppur con i suoi alti (pochi) e bassi (tanti), mi manca anche Babacar. E, infine, mi manca Liverani; quest’anno mi sembrava di vivere ogni partita sulle montagne russe, ma questo Lecce mi emozionava tantissimo. Che dirle signor Covidio, io non lo so tra quanto ci restituirà il nostro Lecce. Ma, se possibile, faccia presto che io a Liverani voglio pure bene, ma sognarlo di notte non è che è tutto questo spettacolo.
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