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Valentin Gendrey ha parlato in esclusiva ai microfoni di GOAL, raccontando della sua prima chiamata in Nazionale e non solo.

"Il fatto che io giochi regolarmente in Serie A sicuramente ha influito sulla mia convocazione. Sono rimasto sorpreso. Avevo già ai miei agenti di non dirmi nulla riguardo da una possibile convocazione. Volevo concentrarmi sul campo e se l'avessi saputo prima forse avrei giocato meno bene".

Stai facendo un pensierino all'Europeo che si giocherà in estate?

"Certo che ci penso. Inoltre, è l'ultimo anno in cui posso giocare con l'Under 21, quindi speravo di fare una buona stagione per potermi mettere in mostra. Quest'anno è stato davvero sorprendente: sono arrivato in Serie A e ho trovato spazio. A dicembre sono diventato papà, e ora sono in Nazionale. Se poi potrò andare all'Europeo sarò molto felice".

Per quale motivo hai lasciato l'Amiens? 

"E' stata più una scelta da parte del club. Ci sono club che non hanno abbastanza fiducia e non scommettono su di te. Come ha detto Oswald Tanchot, quando è arrivato il club voleva cedermi in prestito, ma lui si è opposto e mi ha dato fiducia. A fine stagione pensavo di poter restare ma non è stato così. Non è stato possibile trovare una soluzione in Francia e poi si è presentata l'opportunità in Italia".

In Italia ti alleni in modo differente rispetto alla Francia? 

"La durata degli allenamenti è simile ma facciamo più tattica e si lavora tantissimo su diverse situazioni come i calci piazzati. Un giorno ho recuperato un pallone e il mister ha interrotto la seduta per dirmi: "E'positivo che tu abbia recuperato la palla ma non devi essere lì, devi essere tre metri più vicino"La tattica è fondamentale in Italia".

Quale è il segreto per adattarsi al calcio italiano?

"Quando sono arrivato non parlavo molto bene l'italiano. Sono stato subito accolto in maniera positiva e mi sono trovato subito bene. Sono arrivato in un club che mi ha dato molta fiducia e che ha una grande cultura del lavoro. Si è chiamati a rispettare questa filosofia. Si può perdere, ma è fondamentale andare in campo con l'atteggiamento giusto".

Ti aspettavi di giocare con questa frequenza in Serie A in questa stagione? 

"Lo speravo. Abbiamo fatto una stagione molto buona in Serie B, sto giocando tanto e anche quest'anno sento la fiducia che già avevo l'anno scorso: sono partito dalla panchina soltanto in due partite".

In Italia hai giocato contro grandi squadre come Milan, Juventus, Inter e AS Roma, c'è qualche momento che ricordi in particolare?

"Contro il Milan, dalla mia parte dovevo gestire Rafael Leao e Théo Hernandez. E' stata molto dura ma con Leao è nato un bel duello e alla fine abbiamo fatto 2-2. Potevo segnare il goal del 3-0 che probabilmente avrebbe chiuso la partita".

Le statistiche personali contano di meno in Italia?

"Sono importanti e io personalmente vorrei fare più goal e assist, ma sono in un club nel quale il collettivo è il fattore più importante. Devi difendere bene e cercare di prendere meno goal possibile".

Come vedi il tuo futuro?

"Ne discuteremo con i miei agenti a fine stagione. Ad oggi penso di restare a Lecce ma nel calcio non si sa mai perché le cose cambiano velocemente. Per questi discorsi però lascio lavorare i miei agenti. Io voglio solo pensare a giocare e provare a conquistarmi un posto per l'Europeo".

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