Sono tifoso del Lecce, infermiere e lavoro nella zona rossa: "Un paziente ha riaperto gli occhi, è tifoso della Dea e prima o poi ci abbracceremo"
Eugenio lavora presso l'Istituto Auxologico di Milano, specializzato in cardiologia e neurologia e da poco convertito per accogliere solo i contagiati del Covid-19: "Il giorno dopo il mio rientro in Italia sono tornato a lavoro, da quel momento vivo molte ore in tuta di protezione, casco, guanti e mascherina. Il rischio è altissimo. La paura è tanta. Io e i miei colleghi cerchiamo di non mollare anche se vedere tanta gente in sofferenza è straziante. Anche la mia vita in famiglia è stata stravolta. Adesso evito i contatti coi bambini, ed è la cosa che più di tutte mi rattrista. La mia casa non è grande ed evitiamo tutto, baci e abbracci. Tuttavia si pranza e si cena assieme. Ho paura di contagiarli".
La vita appesa ad un termometro: "Ora sto bene, non ho nessun sintomo come febbre, tosse o dispnea, però non ho mai fatto il tampone e non saprò mai se sono stato contagiato". Tra tanta sofferenza la luce: "C'è anche un lato positivo: due giorni fa un paziente ha riaperto gli occhi dopo 3 settimane di incoscienza. Mi sono commosso. Anche lui. E voleva ringraziarci tutti. Al momento vede solo i miei occhi, ma sono riuscito a modo mio a strappargli un sorriso: ho stampato la mia foto con la sciarpa giallorossa e poi ci siamo presentati, ora siamo diventati amici e ora anche io sono felice. Lui è un tifoso dell'Atalanta e ci siamo promessi un abbraccio quando tutto questo sarà finito".
Infine la sua mail conclude con un saluto a tutti i tifosi giallorossi: "Un saluto a tutti i fratelli giallorossi e forza Lecce...".
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