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Negli scorsi giorni a Lecce, una vigilessa animata da eccessivo zelo ha interrotto senza la minima esitazione il funerale di una giovane donna, mettendosi ad effettuare controlli fra coloro che erano presenti alla funzione. Il tutto sotto lo sguardo attonito di parenti ed amici della defunta, devastati dal dolore per la recente perdita. Silvia Ghezzi, 32 anni, si è spenta dopo aver combattuto due anni contro una rara malattia, ed in venti ieri si sono presentati nel piazzale del cimitero di Lecce per darle l'ultimo saluto. Tenendo in mano dei palloncini, familiari e conoscenti della giovane hanno presenziato alla celebrazione tenuta da don Gianni Strafella, rispettando le dovute distanze di sicurezza per scongiurare eventuali contagi da Coronavirus. Ciò, tuttavia, non è bastato a fermare la vigilessa che, notato il gruppetto di persone, ha immediatamente deciso di intervenire. Blocco per appunti alla mano, la poliziotta si è avvicinata ai presenti ed ha cominciato a controllarli uno per uno, chiedendo nome e cognome, senza mostrare il minimo rispetto per quanto stava avvenendo nel piazzale. Un comportamento inaccettabile per Mimma Colonna, madre di Silvia, che ha deciso di scrivere una lettera al sindaco di Lecce e pubblicarla sulla propria pagina Facebook. "Non è accettabile che avvenga tutta questa persecuzione durante la celebrazione della messa del funerale di mia figlia Silvia, che ha già dovuto sopportare in vita atroci sofferenze e non trova pace nemmeno nel cimitero durante il suo ultimo saluto da parte dei congiunti che educatamente erano a 3-4 metri uno dall'altro all'aperto", scrive la mamma della giovane, amareggiata."Continuare imperterrita a disturbare per chiedere nome e cognome col taccuino in mano mentre il dolore per la perdita della figlia ti attanaglia è veramente deplorevole e squallido". "Vengo dal cimitero di Bologna, dove mia figlia è morta, e nonostante si celebrassero i funerali nessun vigile a Bologna si è mai permesso di assumere atteggiamenti da campo di concentramento, anzi se si avvicinavano era solo per dare le condoglianze e ricordare le distanze", prosegue la lettera. "Allora credo signor Sindaco che la prima cosa che manca a questa vigilessa non sono l'apprendimento delle regole del Decreto, ma le basi più elementari della buona educazione, del rispetto del dolore atroce per la perdita di una figlia, del rispetto per la celebrazione funebre. E poi non può avere libero arbitrio di modificare le regole a suo piacimento", conclude la donna. Il fatto, naturalmente, ha scatenato l'indignata reazione di molti: tanti si domandano quanto debba ancora essere ceduto in nome della salute. Sempre a Lecce, lo scorso mese di aprile, un'altra vigilessa ha trattenuto un medico per un controllo mentre questo si stava recando in una clinica per effettuare un intervento chirurgico d'urgenza. IL POST SU FACEBOOK DI CARLO SALVEMINI (SINDACO DI LECCE) Pochi minuti fa il Carlo Salvemini, sindaco di Lecce, è ritornato sul caso che ha scosso ed indignato l'opinione pubblica. Il primo cittadino ha dichiarato sul suo profilo social: "Ho riflettuto a lungo prima di scrivere queste righe. Combattuto tra rispetto che si deve di fronte al dolore di chi perde una figlia di trenta anni: che suggerisce silenzio. E l’importanza di difendere la verità, coscienti “di non doversi dolere di averla detta, perché essa illumina e ci aiuta ad essere coraggiosi”: che impone il dovere di prendere parola pubblica. Alla fine, ho deciso di intervenire per l’ultima volta sulla vicenda del funerale celebrato al cimitero di domenica.  Lo faccio per rendere conto ai miei concittadini del lavoro di ricostruzione dell’accaduto del quale mi sono incaricato non solo facendo riferimento al rapporto consegnatomi dal Comando di Polizia Locale, ma anche ascoltando il racconto di testimoni presenti, dei quali ho la massima fiducia, tra i quali l’assessore Sergio Signore; il caro Don Gianni Mattia, che ringrazio; don Gianni Strafella, che ha officiato il funerale; il personale della Protezione Civile (presente per tutta la durata dei fatti e incaricato di agevolare lo svolgimento della cerimonia); e altri protagonisti che, sottovoce, mi confidano verità che ho sufficiente forza per ribadire pubblicamente. Anche al fine di difendere l’immagine della nostra città e del Comune di Lecce che in queste ore viene fatto oggetto di dileggio, offese, mancanza di rispetto, con toni violenti e per questo inaccettabili. Lo faccio soprattutto spinto dai commenti che incitano al “linciaggio” della vigilessa - ovviamente conservati - della quale si afferma di conoscere il nome e cognome, che leggo questa mattina e ai quali si dà riscontro e apprezzamento da parte di chi invoca per sé umanità, comprensione e sostegno. E da quelli – numerosi anch’essi – nei quali vengo invitato personalmente alla “vergogna” da persone che evidentemente sono raggiunte dalle ricostruzioni della vicenda offerte in queste ore. Che ho appurato essere parziali, inesatte, superficiali. quando non del tutto false. Andiamo per ordine. Anzitutto ricordo l’amministrazione da subito si è posta silenziosamente e operosamente al fianco della famiglia nel momento della massima difficoltà: quello di riportare la salma di Silvia nella propria città; e di garantire lo svolgimento della cerimonia al cimitero per evitare ulteriori complicazioni logistiche. Con una discrezione e comprensione verso le quali non si mostra in queste ore alcun rispetto. Al contrario di quanto si scrive ho personalmente chiamato la signora Mimma – e insieme a me anche gli assessori Silvia Miglietta, Sergio Signore, Paolo Foresio - per esprimere cordoglio e comprensione umana; e cercando tutti – invano – di riportare ragionevolezza in un contesto di rabbia e confusione. Al contrario di quanto è stato scritto sui social e riportato su alcuni giornali locali online la cerimonia non è stata interrotta dall’arrivo del Personale della Polizia Locale. Sarebbe stato sufficiente visionare il filmato disponibile in rete per accertarlo e riportarlo correttamente negli articoli dedicati all’argomento. Al contrario di quanto ho letto ancora stamattina in post social, il parroco che ha celebrato la funzione non è stato interrotto, né costretto a lasciare l’altare per invitare la vigilessa ad astenersi dai controlli, accusandola di abuso di potere. Al contrario di quanto riportato non sono stati presi i nomi e cognomi ai presenti. Gli agenti in servizio, di fronte a presenze superiori a quelle consentite dall’attuale normativa (15 persone), hanno verificato che il resto delle persone potesse comunque stazionare, anche se a distanza di sicurezza. Alle agenti di Polizia Locale presenti, definite “zelanti” con accezione negativa, viene rimproverato di aver svolto il proprio dovere: quello di provvedere, anche in situazioni dolorose come può essere un funerale, a far rispettare le misure igienico sanitarie e il divieto di assembramento che vigono in tutta Italia. Un controllo ingrato ma necessario che ha innescato una tensione dovuta all’emotività del momento, spentasi immediatamente. Dopo avere letto quello che sta succedendo a Campobasso forse si può comprendere bene l’importanza del servizio garantito dagli agenti in divisa. Per queste ragioni - sulla base dei dati oggettivi acquisiti – il Comandante della Polizia Locale non ha ritenuto di avviare un procedimento disciplinare nei confronti delle agenti presenti domenica pomeriggio. Perché hanno agito a tutela della salute pubblica, pur trovandosi in un contesto difficile. Mi auguro con questo post di aver messo il punto a questa vicenda. Probabilmente non convincerà la signora Mimma a chiudere la polemica, cosa che naturalmente mi auguro. Certamente servirà a comprendere meglio lo svolgersi di un episodio che è stato rappresentato in modo diverso da come si è svolto, innescando volutamente e consapevolmente un clima di violenza verbale al quale sento il dovere – con questo messaggio – di porre se possibile un argine. Chi indossa la divisa di agente della Polizia Locale non è un intoccabile, non è un privilegiato. È un lavoratore chiamato spesso ad affrontare situazioni difficili che richiedono intelligenza, serenità coraggio, equilibrio, empatia. Un mix di capacità che viene messo alla prova ogni giorno. A volte con successo, altre meno. Mio compito è quello di ribadire ogni giorno a tutti loro l’importanza della propria funzione che deve sempre accompagnarsi alla responsabilità di rappresentare per strada l’immagine della Città. Non servono le difese d’ufficio. Né le accuse generiche e come tali qualunquiste. Occorre la capacità di migliorarsi ogni giorno, anche imparando dai propri errori. Che quando gravi vanno sanzionati, come accade per tutti i dipendenti che affrontano provvedimenti disciplinari. Tutto questo non ha nulla a che vedere con la comprensione e la vicinanza alla famiglia della giovane Silvia, prematuramente scomparsa ai suoi cari, che privatamente e con atti concreti l’amministrazione, in rappresentanza della città tutta, ha manifestato fattivamente".    
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