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Un Lecce-Lazio a porte chiuse, come da protocollo per Covid-19, con accessi al Via del Mare ristretti a società e addetti ai lavori. Eppure ieri il pubblico da casa, che ha seguito il match davanti alla tv, avrà notato un certo fragore a fare da sottofondo alle gesta di Mancosu e compagni, capaci di imporsi 2-1 sulla Lazio seconda forza del campionato. In assenza dei tifosi ci ha pensato qualcun altro, infatti, a far sentire il supporto ai giallorossi. In primis il presidente, Saverio Sticchi Damiani con i suoi “Forza ragazzi!” urlati a gran voce a spezzare il silenzio del Via del Mare. Dietro quegli incoraggiamenti c’era il tifoso, ancor prima che il presidente, che voleva dar manforte ai suoi ragazzi sul campo per strappare una preziosissima vittoria. Il numero uno della società di Via Costadura ha così vissuto in modo concitato le fasi salienti della gara dal suo posto in tribuna vip. Stesso discorso per il vicepresidente Corrado Liguori, che dal posto assegnatogli ha seguito la partita con grande coinvolgimento emotivo, restando praticamente sempre in piedi per tutta la durata del match. Applausi e urla di incoraggiamento anche da parte sua verso quei ragazzi che ha sempre difeso nei momenti difficili ed elogiato dopo le roboanti vittorie. Per capire come il gruppo giallorosso a disposizione di Liverani sia più unito che mai e coeso verso l’obiettivo della salvezza sarebbe bastato puntare una telecamera su Biagio Meccariello e Panagiotis Tachtsidis, indisponibili per scendere in campo ma letteralmente scatenati in tribuna. Il greco ha vissuto in modo molto concitato tutti i novanta minuti urlando incoraggiamenti e…prendendo a pugni il seggiolino del suo posto quando qualcosa in campo non andava per il verso giusto. Meccariello, invece, era come se fosse in campo: chiamava uno a uno i suoi compagni in fase di non possesso allertandoli sul rispettivo avversario da coprire. Ma a fare da mattatore, come sempre, è stato Fabio Liverani. Un condottiero che non si è risparmiato per tutta la durata della partita, durante la quale ha urlato, spronato i suoi e diretto la squadra come un maestro d’orchestra. Ad ogni “Alto!” urlato la squadra alzava il pressing, proiettandosi nella metà campo avversaria e chiudendo tutti gli sbocchi di gioco ai biancocelesti. Fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo calcio d’angolo, si è sgolato con quel poco di voce rimastagli per chiamare le singole marcature ai suoi ragazzi. C’è tanto, tantissimo del suo, dietro il capolavoro che ha incartato la Lazio e permesso al Lecce di conquistare tre punti fondamentali in ottica salvezza.
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