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Lorenzo Colombo ha parlato ai microfoni di Tuttosport. Le sue parole sono state riportate da milanpress.

INFANZIA
“A cinque anni inizio a giocare con la Buraghese, una squadra di Burago di Molgora, un comune di 4.000 abitanti della provincia di Monza e della Brianza. Fui subito segnalato al Milan che mi portò nella squadra dei pulcini. Ricordo che fui il terzo bambini preso dai rossoneri per la nidiata dei 2002“.

SETTORE GIOVANILE
È stato fondamentale per quanto mi riguarda. Mi ha permesso di fare la scalata dall’U17 alla Primavera fino ad arrivare alla prima squadra. Un sogno per ogni bambino cresciuto in quel vivaio. Non è stato facile, comunque, perché nel corso della mia giovane carriera ho dovuto superare diversi ostacoli come una frattura da stress al quinto metatarso del piede destro che mi ha obbligato prima ad un intervento chirurgico, poi la rinuncia ai Mondiali U17 e tre mesi di stop. Quella circostanza avrebbe potuto abbattermi, ma ha invece contribuito a rendermi più forte mentalmente. Ricordo che dopo il mio ritorno in campo realizzai nel campionato Primavera 2 qualcosa come 7 reti in 5 partite, il tutto per un bottino complessivo nel torneo di 9 gol in 6 gare“.

ESORDIO NEL MILAN
Fu veramente incredibile. Avevo 18 anni ed esordì con la maglia del Milan prima in semifinale di Coppa Italia, contro un avversario fortissimo come la Juventus di Cristiano Ronaldo allo Stadium e qualche settimana dopo anche in Serie A a San Siro contro il Bologna. Arrivò anche la mia prima presenza nel preliminare di Europa League contro il Bodo-Glimt. Realizzai il primo gol europeo con la maglia rossonera, peccato per lo stadio vuoto, ma fu un sogno diventato realtà. Ricordo che fui schierato titolare per una serie di circostanze: la positività al coronavirus di Ibrahimovic e la squalifica di Rebic“.

IBRAHIMOVIC
Esperienza importante e fondamentale. Viverlo quotidianamente mi ha permesso di conoscerlo molto bene. È un uomo simpaticissimo, ma al tempo stesso riesce a tenere alto il livello di attenzione e di qualità nello spogliatoio. Da lui ho imparato la cura nei dettagli: alimentazione, allenamento e mentalità. Ibra mi ha fatto capire che ogni giorno è importante per noi calciatori, perché ogni giorno è decisivo per la nostra crescita in campo e fuori. Con lui ho avuto un buon rapporto, mi ha dato anche un soprannome: mi chiamava Hulk“.

LECCE
Quando ti chiama un dirigente come Corvino non puoi che essere entusiasta. Mi ha fatto capire che credeva molto nelle mie capacità e qualità, puntava forte su di me. Il mio obiettivo è ricambiare tutta la sua fiducia in campo. Baroni? Mi sta dando tantissimo. Mi aiuta a combattere le pressioni, mi parla sempre e mi fa capire in cosa devo migliorare. Io lo ascolto con tanta attenzione, so che tutto quello che fa e dice è per il bene mio e dei miei compagni“.

LA CITTÀ
Non mi aspettavo una città bella ed unica. Non credevo di trovare gente così tanto calorosa, non solo in strada, ma anche sugli spalti. Qui c’è un ambiente magico, viene in automatico dare tutto in campo per questa tifoseria che ti fa sentire a casa. Lecce è tanta roba“.

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