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Uno dei temi più dibattuti in questa prima parte di stagione del Lecce di Di Francesco riguarda il sistema tattico adottato dal tecnico ex Venezia. Il suo 4-3-3, almeno fino a questo momento, ha portato più difficoltà che benefici, con la squadra giallorossa che raramente è riuscita a rendersi davvero pericolosa in fase offensiva. 

A confermare questa impressione ci sono i numeri: i salentini sono ultimi in Serie A per expected goals a partita, terzultimi per tiri tentati (media di 9,8) e penultimi per conclusioni nello specchio (2,8 di media), meglio soltanto della Fiorentina ferma a 2,2, e al pari di Pisa, Cremonese e Sassuolo. Nemmeno la fase difensiva regge l’impatto: il Lecce subisce oltre 13 tiri in media a gara e condivide con il Torino il poco invidiabile primato di peggior difesa del campionato, avendo già incassato 10 gol (13 se si aggiunge la Coppa Italia).

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La prova fallimentare del 3-5-2

In Coppa Italia, contro il Milan, complici gli impegni ravvicinati, Di Francesco ha provato a cambiare modulo affidandosi al 3-5-2. L’esperimento, però, non ha dato i frutti sperati: il Lecce è stato battuto 3-0 dai rossoneri di Max Allegri, risultato che sarebbe potuto essere anche più pesante senza la grande prestazione di Fruchtl, decisivo in più occasioni a evitare la goleada. 

siebert

La scelta tattica è durata comunque poco, anche a causa dell’espulsione di Siebert dopo soli tredici minuti per fallo da ultimo uomo su Nkunku. Eppure, il 3-5-2 è un modulo che in passato aveva dato soddisfazioni a Di Francesco proprio al Venezia, quando riuscì a costruire una rimonta quasi miracolosa verso la salvezza. Nonostante la retrocessione maturata solo all’ultima giornata, anche a causa della cessione invernale del bomber Pohjanpalo, quella squadra riuscì nel girone di ritorno a mettere in difficoltà diverse big, tra cui Lazio, Atalanta e Fiorentina.

Sistemi tattici molto volubili

Nell’ultima conferenza stampa, alla vigilia della gara con il Bologna, Di Francesco ha ribadito come nel calcio moderno i sistemi di gioco siano sempre dinamici e soggetti a modifiche tra fase di possesso e non possesso. Già dalla partita con il Cagliari, e confermato anche nella sfida successiva contro la squadra di Italiano, l’allenatore giallorosso ha disposto la squadra in una sorta di 4-4-2 in fase difensiva, con Coulibaly avanzato ad aggredire in prima pressione i difensori avversari. Questa scelta porta inevitabilmente Di Francesco a preferire in mezzo al campo un profilo più equilibrato e di copertura come Ramadani, schierato al fianco di Berisha

Una soluzione che non solo copre le lacune difensive del numero 10 giallorosso, meno portato al sacrificio senza palla, ma che aggiunge anche personalità ed esperienza alla manovra, grazie a un giocatore come Ramadani che non teme di abbassarsi fino alla propria area per ricevere palla. Un esempio lampante è arrivato in occasione del gol del vantaggio siglato da Coulibaly: l’azione è nata da una triangolazione tra Falcone, Ramadani e Tiago Gabriel.

 

Ulteriori conferme potrebbero arrivare contro il Parma

Per la prossima sfida di campionato, in programma sabato alle 15 al Tardini contro il Parma, serviranno ordine ed esperienza in mezzo al campo. Un tema tattico simile era emerso anche lo scorso 31 gennaio, sempre al Tardini, quando i giallorossi si imposero 3-1. In quella circostanza, l’allora tecnico Giampaolo scelse un centrocampo formato da Helgason, Pierret e Ramadani, e furono proprio loro a risultare decisivi. Helgason, in particolare, disputò una gara eccellente, arricchita da un assist perfetto per il colpo di testa vincente di Krstovic, che siglò l’1-1. 

Altro protagonista assoluto di quel successo fu Pierotti, autore della sua prima e finora unica doppietta in maglia giallorossa. Con il nuovo assetto tattico, un calciatore con le sue caratteristiche potrebbe rivelarsi ancora più prezioso, non solo in fase offensiva ma anche in copertura, un aspetto in cui sia Veiga che Kouassì hanno mostrato finora qualche difficoltà.

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