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Questo Lecce non muore mai. Lo scriviamo all’inizio, giusto per toglierci il pensiero e farvi capire da principio di cosa vogliamo parlare in questo pezzo.

Qui, oggi, non troverete critiche alla prestazione dei calciatori in maglia giallorossa o all’atteggiamento avuto dai ragazzi in campo durante la partita di Udine

Vogliamo scrivere di altro e di un dato che ci conforta e ci permette di apprendere appieno la bontà del lavoro di mister D’Aversa e del suo staff. Sempre sul pezzo, sempre alla ricerca della perfezione.

Il Lecce segna e lo fa soprattutto nell’ultimo quarto d’ora. Questo significa che la squadra salentina sta bene fisicamente, ha un’identità ben precisa e ha la possibilità, proprio come ieri contro i bianconeri, di cambiare il match attraverso i cambi. 

Lecce, i gol dal 75esimo in poi

Almqvist e Di Francesco hanno sentenziato la Lazio alla prima giornata proprio nel finale di gara, con due gol in due minuti che hanno ribaltato la partita e permesso ai giallorossi di ottenere la prima convincente vittoria della stagione.

7 giorni più tardi, invece, Nikola Krstrovic, al minuto ’75, si è presentato ai suoi nuovi tifosi a modo suo, con un colpo di testa che ha pareggiato la Fiorentina e mandato in estasi tutto il popolo salentino. 

Nella giornata successiva, poi, il rigore di Gabriel Strefezza, arrivato nell’ultimo degli 8 minuti di recupero assegnati dal direttore di gara, ha chiuso la sfida contro la Salernitana, permettendo al Lecce di ottenere altri tre preziosissimi punti.

Infine, sono da commentare il gol di Oudin contro il Genoa, una staffilata imprendibile a 7 minuti del termine della gara contro i rossoblù, e la rete segnata da ieri da Piccoli. Una marcatura difficile, da attaccante d’area di rigore, propiziata da un cioccolatino prelibato offerto con il servizio buono da un ottimo Sansone, appena entrato e subito in palla. 

Continuare su questa strada è l’imperativo anche per il futuro. Ieri, con un pizzico di precisione in più, i giallorossi avrebbero potuto segnare ancora nel finale. Ne avevano di più rispetto ai loro avversari, parsi sulle gambe già a metà ripresa.

È necessario, quindi, sfruttare questa ottima condizione fisica, mista alla mentalità vincente dell’allenatore, che non ha timore di cambiare modulo in corsa o inserire più attaccanti per provare a vincere le partite.

Il Torino è avversario ostico. In A non esistono partite facile e la prossima rappresenta un altro test maturità da superare con intelligenza. Magari con una vittoria, magari con un gol nell’ultimo quarto d’ora.

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