Il calcio italiano piange all’indomani del Covid-19
Il Coronavirus ha praticamente distrutto l’economia mondiale. Una situazione di crisi generale e di recessione, tanto più in Italia, un paese a crescita zero da circa vent’anni. Tutti i settori produttivi ne hanno risentito. Uno su tutti: quello del calcio. Che è, insindacabilmente, la terza industria del Paese capace di fatturare 4,5 miliardi di euro di cui 3,4 dal solo calcio professionistico. Il business, insomma, incide per il 35% sul volume d’affari generato. E che rischia di uscirne con le ossa se non rotte, quantomeno fratturate.
Quanto ha perso il calcio italiano, fermo da marzo a giugno, a causa del lockdown?
LE PERDITE DEL CALCIO IN ITALIA
Gabriele Gravina, numero uno della FIGC, a marzo parlava di un autentico dramma. Con il rischio di perdere oltre seicento milioni e con la partita dei diritti tv del tutto aperta, essendo questi il vero finanziatore del calcio italiano, se non altro della massima serie. Eppure, numeri alla mano, la situazione del calcio italiano non è mai stata del tutto limpida. Troppi debiti, a fronte di troppe spese e innovazioni che mancano e quando ci sono costano care. Il Covid-19 ha pesato come una spada di Damocle. Si pensi agli stadi chiusi, il primo grande danno del settore. Dai botteghini il guadagno del calcio italiano è di 90 milioni: il 12% del fatturato totale, insomma, congelato a causa delle partite vietate al pubblico. Una perdita grande per i top club italiani, Juve compresa, ma grandissima per chi fa già fatica e che rischia, nei prossimi anni, di scomparire asfaltata dai debiti.
La situazione stadi si abbatte anche sui club top, dicevamo: l’Inter, che ha la media più alta di spettatori per partita, circa 60.000, rischia di perdere il 14.9% dei suoi introiti. La Spal, fanalino di coda, perde ancora di più: il 20% del suo fatturato. Un dramma sportivo ed economico, per intenderci. Le cifre in perdita per tutto il movimento italiano sono irreali: oltre 300 milioni, con tutte le società chiamate a ridimensionarsi.
Juve e Inter, quelle col fatturato più alto, subiranno grossi ridimensionamenti. I costi aumentano sempre più, i ricavi calano. Un problema per la Serie A, una vera e propria tragedia per le categorie inferiori. La Serie B prova a tenere botta, ma interi campionati, dalla Lega Pro alla D, sono pronte a vivere un autentico dissanguamento.
IL CROLLO PARALLELO DELLE SCOMMESSE SPORTIVE
Col calcio perdono tutti i settori ad esso correlati. Il mondo delle scommesse sportive in primis. Il settore, reduce da un crollo verticale del 44%, sta provando a rialzarsi. Ma ad oggi, dopo tre mesi di palinsesti vuoti e di puntate ridottesi del 90% del volume, i dati parlano chiaramente in maniera drammatica: la spesa di 332,4 milioni di euro è ben lontana da quella di 475,9 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. La recente approvazione del Fondo Salvacalcio rischia poi di porre la pietra tombale sull’intero settore.
Con il Fondo, che è la misura adottata dal Governo per salvare il mondo di tutto lo sport italiano, viene infatti aumentato il prelievo sulle scommesse dello 0,50% per il prossimo triennio. Da oggi al 2022, col rischio di vedere scomparso, alla fine del periodo in questione, un intero segmento che fa anche e soprattutto gli interessi del mondo del pallone.
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