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Il Lecce conquista un punto a Verona, contro l'ex Baroni, rischia di vincere, viene rimontato due volte ma poi consente agli scaligeri di sfiorare la vittoria. 
A Verona si è giocata una partita sporca, non poteva essere diversamente; due squadre in crisi di risultati ma con modalità totalmente differenti: il Lecce ferito nell'autostima con Roma e Milan, due big, meritava di conquistare sei punti ed è tornato a casa con un punto soltanto, il Verona invece reduce da sei sconfitte consecutive e con Baroni in bilico, doveva vincere per cancellare l'ultimo periodo. 

Il risultato è stato di due a due ma i giallorossi hanno avuto il demerito di rimettere per due volte in partita i veneti che già nel primo tempo, sotto di un gol, hanno rischiato di subire il raddoppio. Poi, succede quello che mai dovrebbe accadere in queste partite, quando gli avversari sono “morti” e si stanno leccando le ferite, ben contenti di non aver subito più di un gol. 

Succede che l'errore di un singolo, la superficialità gratuita, dovuta alla giovane età, può resuscitare un moribondo. Il Verona, alle corde, ringrazia, torna negli spogliatoi, si ricompatta e ritorna a giocare la partita della vita. Nonostante ciò il Lecce passa nuovamente in vantaggio nel momento di maggior pressione degli avversari ma poi commette le solite ingenuità, regala punizioni dal limite, difende male e subisce nuovamente il pareggio. A questo punto il Verona, squadra che gioca a casa e che ha più necessità di vincere, butta in campo tutto quello che ha e Falcone è costretto agli straordinari, parate salva risultato che onestamente la squadra avrebbe potuto evitargli. 

Il fischio finale lascia inalterata la distanza in classifica tra Lecce e Verona ma la delusione resta: i giallorossi ancora una volta avevano la possibilità di schiacciare una diretta concorrente nella lotta per non retrocedere, in crisi, ed hanno avuto pietà. Peccato che quando in crisi è il Lecce gli avversari scrupoli non se ne fanno e ne approfittano; non c'è nulla di male è la legge dello sport ed a Lecce ancora non l'hanno imparata.

D'Aversa deve fare a meno di alcuni titolari per motivi diversi: Ramadani squalificato, Kaba alle prese con problemi muscolari e Almquvist in ripresa dalla lesione di primo grado ma ancora indisponibile; doveva fare anche i conti con i reduci dalle partite con le rispettive nazionali ed ha fatto alcune scelte (Oudin, Gonzalez) che alla fine hanno pagato, ma ne ha fatte altre che invece hanno deluso. 

Però vogliamo farci una domanda: Piccoli è talmente più scarso di Krstovic da non poter giocare mai titolare al suo posto, anche se lo slavo è stanco per aver giocato con la sua nazionale due partite e non si è allenato mai mentre Piccoli si è allenato bene per due settimane? Non pensiamo proprio. Non vogliamo fare polemica ma cosa deve pensare l'ex Atalanta se non viene mai preso in considerazione dal tecnico, anche quando si allena bene ed il suo antagonista no? Questo discorso è fattibile anche per Strefezza: Banda ha fatto due partite con la sua nazionale in giro per il mondo ma viene preferito al compagno che è rimasto ad allenarsi a Lecce. Poi non ci si può lamentare se i due entrano in campo svuotati psicologicamente e non danno ciò che potrebbero. Sicuramente si chiedono: siamo tanto più scarsi dei nostri compagni agli occhi dell'allenatore?

La gestione degli uomini è importante sotto tutti i punti di vista e poichè D'Aversa ha una rosa abbastanza completa messa a sua disposizione dal duo Corvino e Trinchera, è bene che in determinate situazioni, particolari, importanti, si metta una mano sulla coscienza e dia spazio a chi si è allenato meglio.

Perchè? Perchè non può permettersi di perdere mentalmente nessuno. Perchè il campionato è lunghissimo e l'autostima di chi fa parte del gruppo è fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo.

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