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Non era quel tipo di attaccante che ti faceva battere le mani per come realizzava i gol o per le sue abilità tecniche, ma Saša Bjelanovic sapeva come e quando colpire, lavorava per la squadra e “puliva” una quantità indefinita di palloni. Era amato dai suoi allenatori soprattutto per le sue caratteristiche fisiche. Ogni tecnico lo piazzava lì, al centro dell’area di rigore, e diceva ai suoi compagni di squadra di lanciare lungo, tanto l’attaccante croato di testa le prendeva tutte.

In carriera ha segnato circa 200 gol, ha militato in piazze prestigiose, ha ottenuto diverse promozioni in Serie A e segnato in Champions ed Europa League, chiudendo la sua carriera difendendo i colori del Messina prima e del Pordenone poi.

A Lecce lo ricordiamo nella stagione vissuta con Zeman in panchina. Alla fine di quell’annata la saccoccia di Sasa era piena di 6 gol (5 in campionato ed uno in Coppa Italia), 2 assist e tante buone giocate, che gli hanno permesso di entrare nel cuore del popolo salentino anche senza arrivare in doppia cifra. 

Dopo l’avventura nel Salento ha girato ancora per tanti anni, forse senza mai trovare la piazza giusta, ma rimanendo comunque legato ad ogni squadra per la quale ha giocato. 

Il croato ha anche esordito con la Nazionale maggiore ma nel 2006 alla fine il Ct ha deciso di non portarlo in Germania, nonostante avesse preso parte alle Qualificazioni al Mondiale.

Appesi gli scarpini al chiodo, prima è diventato responsabile dell'area scouting dell'Hajduk Spalato e poi il nuovo direttore sportivo del club fino al 2019. Bjelanovic ama questo suo nuovo incarico perché gli permette di scoprire talenti, giovani calciatori che possono seguire le sue orme o addirittura fare anche meglio di lui.

In fondo la sua carriera è stato soddisfacente. Ha segnato, ha fatto esultare ed ha anche alzato qualche trofeo. Molti attaccanti di provincia, almeno per un giorno, avrebbero desiderato trovarsi al posto di Saša Bjelanovic.

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