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Settore giovanile di Frosinone, Roma, Torino e Lecce, con in mezzo una parentesi all’Imolese, da allenatore della Prima squadra.

Federico Coppitelli ha fatto la gavetta vera, quella che molti suoi colleghi saltano a piè pari, probabilmente grazie ad un passato da calciatori, che permette loro di prendere direttamente l’ascensore senza fare le scale, quelle utili ad imparare il mestiere di allenatore.

È arrivato a Lecce con un curriculum importante e qualche trofeo in bacheca. Aveva fame però, la stessa di questa società, del direttore Pantaleo Corvino e del popolo salentino, da sempre attento alle dinamiche del settore giovanile.

La Primavera quest’anno doveva alzare l’asticella rispetto alla passata stagione. Salvarsi era un obbligo mentre arrivare in zona play off rappresentava un obiettivo concreto, nel quale si poteva credere grazie al grande lavoro svolto negli ultimi due anni. Fino a novembre la squadra si è difesa bene, vivendo dei momenti positivi ed accompagnando questi a periodi di blackout, nei quali si palesavano ancora dei difetti da correggere.

Il mister ha lavorato tanto, ha capito cosa migliorare ed ha amalgamato un gruppo composto da ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo, parlando nell’unica lingua che tutti capivano: quella del calcio.

È stato un piacere vederli giocare, sudare, lottare per una maglia che hanno fatto loro fin da subito, come se tifassero Lecce ed avessero il sangue salentino. Coppitelli ha utilizzato il metodo più vecchio ed efficace del mondo, quel bastone e carota che serve con ragazzi giovani, ancora da formare soprattutto nella testa. Ha creduto nel suo sistema di gioco, ha smussato gli angoli e lanciato diversi ragazzi interessanti, che siamo certi l’anno prossimo potranno dare una mano anche alla prima squadra, seguendo il percorso intrapreso da Gonzalez nel campionato appena trascorso. 

Ieri ha parlato davanti alle telecamere con le lacrime agli occhi, lacrime di gioie che rappresentano quanto quest’uomo sia affezionato a questo spogliatoio: 

“Quando sono arrivato c'era la consapevolezza che potevamo fare qualcosa di importante. Ogni tassello è al posto giusto, abbiamo vinto il campionato in anticipo, abbiamo fatto semifinale e finale contro due squadre fortissime. Più meritato di così è impossibile. Mi piacerebbe fare l'esperienza della Youth League. Sono contento, 15 anni fa ho fatto la mia prima finale scudetto dilettanti e l'ho persa. Essere qui oggi dopo 15 anni mi fa pensare a tante cose e mi rende orgoglioso”. 

Adesso si festeggia, poi si penserà al futuro, tenendo conto di tutti i meriti di questo allenatore. Un uomo che è partito dal basso e, poco alla volta, ha salito tutti gli scalini utili a diventare Campione D’Italia, con una squadra creata a sua immagine e somiglianza.

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