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Mattina di arresti in Italia per i capi ultrà della Juventus. All’alba di oggi, infatti, è scattata l’operazione “Last Banner” della Digos di Torino che ha portato, dopo una lunga indagine del gruppo criminalità organizzata della procura torinese, all’arresto di una dozzina di capi ultrà dei “Drughi”, dei “Tradizione”, dei “Viking” e del “Nucleo 1985”. L’accusa? L’esistenza di un accordo tra gli ultrà per mantenere “il controllo militare della curva bianconera”. Secondo il pm Chiara Maina e il procuratore aggiunto Patrizia Caputo, in particolare, i gruppi organizzati della tifoseria bianconera avrebbero ricattato la Juventus per continuare ad avere i biglietti agevolati per le partite casalinghe all’Allianz Stadium potendo così gestire il cosiddetto bagarinaggio. Tra gli arrestati, il capo dei Drughi Dino Mocciola, già condannato in passato per l’omicidio di un carabiniere durante una rapina, il suo braccio destro Salvatore Cava, Umberto Toia, capo dei Tradizione e Beppe Franzo, presidente dell’associazione “Quelli di via Filadelfia”: associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata le accuse. Gli ultrà bianconeri: “Vi facciamo squalificare lo stadio” - Mentre i leader della tifoseria bianconera sono finiti in manette, su tutto il territorio italiano sono ancora in corso le perquisizioni coordinate dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione con la collaborazione delle Digos di molte città italiane tra cui Alessandria, Asti, Savona, Milano, Genova, Firenze e altre ancora. Ma da dove è scattata l'indagine? I primi passi li ha mossi proprio la Juventus un fa denunciando il ricatto a cui era stata sottoposta dopo lo stop ai privilegi concessi ai gruppi ultrà. Decisione che ha fatto scattare la reazione dei sostenitori bianconeri, seguiti per mesi dalla Digos torinese che ha monitorato e documentato i numerosi e continui tentativi di estorsione nei confronti della società bianconera.
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