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L’ex attaccante della Juventus, Roma e Lecce dovrà scontare due anni di reclusione (pena sospesa) e subire la confisca di beni per quasi 6 milioni di euro. La difesa annuncia appello.

La sentenza del Tribunale di Lecce

LECCE – Si è chiuso con una condanna a 2 anni di reclusione il processo a carico dell’ex giocatore della Juventus, Roma e Lecce, Mirko Vucinic, con l’accusa di aver evaso il Fisco. Per il calciatore è scattata anche la confisca di ville, moto e appartamenti per il valore equivalente all’evasione, poco meno di 6 milioni di euro e il risarcimento del danno non patrimoniale per l’agenzia dell’Entrate che si era costituita parte civile. La sentenza è stata emessa dalla giudice monocratica del Tribunale salentino Valeria Fedele a fronte di una richiesta di 4 anni invocata dal pm Massimiliano Carducci.

Le accuse al bomber montenegrino

Il bomber montenegrino non avrebbe dichiarato al Fisco guadagni per circa 13 milioni e mezzo di euro. Più e più accuse per anni diversi: l’ex calciatore rispondeva di non avere indicato 3 milioni 247mila euro nel periodo di imposta 2014, su sui sei milioni e mezzo complessivi. Quattro milioni e mezzo su cinque e mezzo, per l’anno seguente. Quattro milioni e mezzo per il 2016, a fronte di una dichiarazione di non avere guadagnato nulla in quel periodo. Per il periodo di imposta 2017 si parla di quasi un milione e 300mila euro sottratto al calcolo delle imposte.

La difesa: “Vucinic pagava le tasse negli Emirati Arabi”

La difesa, rappresentata dall’avvocato Antonio Savoia, ha sempre controbattuto alle accuse: la presenza in Italia di Vucinic in quegli anni sarebbe stata occasionale e il contratto siglato con l’Al Jazira Club regolava anche la contribuzione da versare al Fisco. La Procura ha sempre invece ritenuto che ci fossero fonti di prova sufficienti per sostenere che gran parte del suo tempo Vucinic lo avrebbe trascorso in Italia per curare i suoi interessi. Ed anche come conseguenza di un infortunio ad un ginocchio che ha messo fine in anticipo alla sua carriera.

Il sequestro dei beni confermato dalla Cassazione

Il giocatore finì sotto processo dopo un decreto di citazione diretta a giudizio, anche dopo la conferma in Cassazione del sequestro dei beni eseguito nel 2019 dai finanzieri della Compagnia di Lecce, in esecuzione al decreto per equivalente del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce. Provvedimento che sancì la competenza territoriale in Italia e respinse la tesi della difesa secondo cui Vucinic quelle tasse le avrebbe dovute pagare agli Emirati Arabi perché legati agli ingaggi elargiti fra gli anni fra il 2014 ed il 2017 quando restò sotto contratto con l’Al Jazira Club. “Ha mantenuto in Italia il centro dei propri interessi, come evidenziato, tra l’altro, dal fatto che la famiglia non avesse mai trasferito la residenza da Lecce” sostennero i giudici della Corte di Cassazione che “gli Emirati Arabi siano un Paese a fiscalità privilegiata tale da far operare la presunzione relativa di residenza in Italia. Per verificare quale Paese debba ritenersi di effettiva residenza sono stati presi in considerazione alcuni criteri tra cui “il possesso di un’abitazione permanente, il centro degli interessi vitali e il luogo in cui si soggiorna abitualmente”.

Per dimostrare che Vucinic avesse mantenuto effettivo e sostanziale domicilio in Italia per almeno 183 giorni all’anno, non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza, la difesa proporrà appello.

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