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Il dirigente del Lecce Sandro Mencucci è stato ospite dell'ultima puntata di Piazza Giallorossa, dove ha parlato di numerosi temi come l'ultima partita dei giallorossi contro il Bologna ma anche dei tanti successi sopraggiunti dal suo arrivo nel Salento. Ecco le sue parole.

Sul pareggio contro il Bologna

Non portare a casa almeno un punto contro il Bologna sarebbe stato un delitto, perché ai punti probabilmente avremmo meritato persino la vittoria. Certo, questo pareggio ci lascia comunque nelle zone basse della classifica, ma se guardiamo alla reazione della squadra, al modo in cui ha giocato e interpretato la partita, credo che questo possa rappresentare un punto di partenza per il prosieguo del campionato.

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Non dimentichiamoci, però, che si tratta di una Serie A difficilissima. Parlando delle tre possibili candidate alla retrocessione, si inserisce anche il Lecce, ma è complicato individuare le altre, perché tutte le squadre sono ben attrezzate, con proprietà solide e strutturate. Persino le neopromosse dalla Serie B alla A possono contare su progetti basati su importanti investimenti dei loro soci o addirittura di fondi.

Noi, invece, da alcuni anni abbiamo scelto una strada diversa: una politica fondata sull’autofinanziamento. È una scelta che, fino ad oggi, ci ha permesso di coniugare risultati economici positivi con risultati sportivi più che dignitosi.

Gli anni di Mencucci a Lecce

Qualcosa di buono è stato fatto, ed è un eufemismo. Non si tratta soltanto dei risultati sportivi: quando sono arrivato, la situazione economico-finanziaria non era certo delle migliori – ed è ancora un altro eufemismo. Quel problema è stato affrontato e risolto, ma le difficoltà derivavano da una storia complessa: la società era salita dalla Serie C alla B, poi fino alla A, di nuovo in B, e in mezzo a tutto ciò è arrivato il Covid.

Queste scalate e cadute così repentine, aggravate dalla stagione segnata dalla pandemia, hanno avuto conseguenze pesanti. Ricordo che da spettatore, prima del Covid, vedevo una squadra solida, con prospettive interessanti. Dopo, invece, lo scenario è cambiato radicalmente. Naturalmente non possiamo sapere come sarebbe andata senza quell’evento, ma è chiaro che la traiettoria della società ne è stata condizionata.

C’è poi un aspetto tecnico importante: quando una squadra vive queste rapide promozioni e retrocessioni, entra in gioco il cosiddetto “paracadute”, un meccanismo economico che prevede l’assegnazione di fondi in caso di retrocessione. Tuttavia, nel nostro caso, l’Unione Sportiva Lecce non ne ha beneficiato pienamente, perché gran parte delle risorse è stata assorbita da obblighi burocratici.

Al di là di queste vicende, gli obiettivi che ci eravamo posti sono stati rispettati: volevamo mettere in sicurezza la società, e ci siamo riusciti; volevamo costruire un sogno che ogni anno potesse rinnovarsi, e in parte lo stiamo facendo; volevamo realizzare un centro sportivo, e anche questo è stato portato a termine.

È vero, i sogni via via diventano sempre più grandi e la strada da fare è ancora tanta, ma non possiamo lamentarci di ciò che questa società ha già realizzato. Anzi, è doveroso ringraziare i soci dell’Unione Sportiva Lecce: nei momenti di bisogno hanno messo a disposizione le loro fideiussioni personali, garantendo così la continuità e la solidità della squadra.

Sulla trasferta contro il Parma

L’anno scorso a Parma abbiamo disputato una partita strepitosa, se non sbaglio proprio. Ricordo che fu anche l’ultima gara in cui Dorgu era presente, ma solo in panchina, quindi non giocò. Pensando a questo, credo che la nostra squadra possa fare bene anche in uno stadio raccolto e particolare come quello. L’iniezione di fiducia arrivata col Bologna ci permetterà di vedere un Lecce aggressivo, motivato e determinato. Il risultato, naturalmente, si deciderà alla fine, ma mi aspetto una partita molto equilibrata.

La fase difensiva va migliorata: da qui passa la stagione del Lecce
Scusate, ci siamo sbagliati

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