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TACHTSIDIS 6: una stagione sulle montagne russe per il regista greco. Alterna performance da MVP a prestazioni gravemente insufficienti. Da gennaio in poi, con l’arrivo di Hjulmand, perde il posto da titolare davanti alla difesa, ma quando viene chiamato in causa (basti ricordare Frosinone e Salernitana) risponde presente. Sulla sua valutazione incide l’andamento, come detto, piuttosto altalenate, ma di una cosa bisogna dargli atto: benché spesso eccessivamente inviso all’ambiente è sempre stato uomo-squadra, anche da comprimario. Gli ultimi venti minuti della semifinale di ritorno playoff contro il Venezia ne sono l’esempio.

HJULMAND 7,5: viene gettato nella mischia a gennaio contro l’Empoli, con il Lecce sotto di due gol, quando era arrivato da poche ore nel Salento, e dal primo pallone che tocca si ha l’impressione di avere davanti un diamante grezzo con margini di crescita elevatissimi. Un regista dinamico, che sa dare ritmo alla manovra, forte nei contrasti e abile nello spezzare il gioco avversario. Probabilmente la miglior intuizione di Pantaleo Corvino. I presupposti affinché sia lui il faro del Lecce che verrà ci sono tutti. 

HENDERSON 7: straripante ad inizio campionato, cala un po’ con l’arrivo dell’inverno. Nel girone di ritorno viene reinventato trequartista e lì si applica alla grande, lavorando con dedizione per limare le proprie caratteristiche in questo nuovo delicatissimo ruolo. In quella posizione è abile a dare supporto in entrambe le fasi. Rappresenta l’essenza del centrocampista box to box di stampo tipicamente british. Complessivamente, lo scozzese è una delle note più liete della stagione giallorossa.

MAJER 6: nella prima metà di campionato sembra l’ombra di sé stesso, poi si ritrova e ritrova con maggiore continuità il campo. Nel ciclo delle sei vittorie consecutive c’è molto del suo proverbiale dinamismo nelle due fasi di gioco. L’unica pecca della stagione, come per altri suoi compagni, è la mancanza di continuità nel corso del campionato.

NIKOLOV 5: gioca poco e in quei pochi scorci di partita non si fa apprezzare. Complice lo scarso utilizzo, non si ambienta bene e non riesce praticamente mai ad inserirsi al meglio negli ingranaggi della squadra.

BJORKENGREN 6,5: una piacevolissima sorpresa, in costante crescendo da gennaio in poi. È un po’ il soldatino del centrocampo giallorosso: accorto, attento, dotato di buona tecnica, indubbiamente con grossi margini di crescita. Nell’ultimo scorcio di campionato però va un po’ in apnea, cala fisicamente e le sue prestazioni ne risentono.

MASELLI s.v.: troppo poco per giudicarlo. Entra con il piglio giusto quando viene chiamato in causa, peccato per l’errore di Pescara. Ma sono cose che fanno parte del percorso di crescita di un giovane calciatore.

PAGANINI 5: essendo un’ala pura non ha un ruolo nel 4-3-1-2, viene inizialmente impiegato mezzala con discreti risultati (fa parte dell’undici che ottiene quattro vittorie di fila a inizio campionato). Poi però il rendimento inizia a calare e finisce nel dimenticatoio. Nella seconda metà del campionato sparisce praticamente dai radar e quando scende in campo non incide. 

MANCOSU 6: incontenibile nella prima parte di stagione, segna tanto e fa segnare i suoi compagni. Fino a dicembre, probabilmente, il miglior Mancosu di sempre in maglia giallorossa. Difficile giudicare la seconda parte del campionato, considerando il grave problema di salute che l’ha tenuto lontano dal campo. Quando rientra a pieno regime, per forza di cose, non è il miglior Mancosu e il suo rendimento ne risente. Pesano, inevitabilmente, gli errori dagli undici metri.

LISTKOWSKI 6: infortuni e ricadute hanno privato il Lecce di un giocatore con le carte in regola per fare la differenza nell’arco del campionato. Il giovane polacco ha il cambio di passo e l’abilità nel dribbling che sono mancate tanto alla squadra giallorossa. 

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