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La partita contro l’Empoli ha lasciato l’amaro in bocca. Abnegazione, tenacia e voglia di fare. I ragazzi di mister Baroni hanno interpretato al meglio la gara cercando di fare risultato. La fase difensiva è oramai una tana in cui rifugiarsi. Attenzione, cura nei dettagli, efficacia e praticità. Si è fatto di necessità virtù nelle prime due uscite di campionato per via delle varie defezioni e della pochezza numerica nel reparto. Già con l’Empoli, la difesa ha trovato una sua identità con un difensore centrale di ruolo come Pongracic e un Baschirotto che, ormai, ha conquistato, per meriti, un posto da titolare in un ruolo inizialmente non suo. 

Sistemata la difesa, anche con l’arrivo di Umtiti, il rientro di Tuia e la ripresa, lenta, di Dermaku e Cetin, è il caso di spostare le attenzioni dalla cintola in su. Cosa manca a questa squadra? Un portatore di palla in mezzo al campo. Un centrocampista bravo nelle due fasi, soprattutto, in rifinitura. Un Zielinski, un Milinkovic-Savic, un Mancosu. Serve come il pane. 

È vero, il gioco di mister Baroni si sviluppa sugli esterni, sui cambi di fronte e sui ribaltamenti. Ma all’idea di massima segue la necessità di convertirsi e modificarsi davanti al gioco che l’avversario ti offre. Il Lecce soffre le squadre che giocano sotto palla o, come accaduto, le fasi della gara in cui l’avversario arretra, per rifiatare, concedendoti di giocare nella sua metà campo. 

Il campionato è lungo e le squadre da affrontare sono uniche nel loro modo di intendere il calcio. Le vere big sono sei o sette.  Sono poche le squadre costruite per fare la partita. Le altre, invece, fermo restando le ovvie sfumature, non sono in grado di attaccare per 90’. Sono i momenti “morti” quelli in cui il Lecce non riesce a sviluppare la propria manovra. Corsie bloccate, raddoppi sugli esterni e incapacità del portatore di palla di tentare l’imbucata per le vie centrali. 

Il risultato è scontato. I cross partono dalla trequarti anziché da fondo campo e palloni persi per le vie centrali a causa di interpreti, per caratteristiche, non adatti a sviluppare l’ultimo passaggio. Mister Baroni lo ha ripetuto più volte, bisogna migliorare negli ultimi trenta metri. Per farlo occorrerà un giocatore con caratteristiche diverse da quelle in rosa in grado di agitare le azioni offensive nei momenti “morti” che gli avversari concederanno.   

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