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Terza vittoria di fila per i giallorossi che così chiudono nel migliore dei modi il trittico di partite ravvicinate e si affacciano in fondo al rettilineo pronti per lanciare lo sprint finale.

Contro la Spal dell’ex Mancosu è stata, manco a dirlo, una gara vera giocata sul filo del rasoio, nella quale gli uomini di Venturato non hanno regalato nulla anzi in più di un’occasione hanno creato problemi ad un Lecce forse troppo compassato. Non sapremo mai se quella intravista nei giallorossi fosse più stanchezza fisica o inconscia supponenza, forse entrambe,  fatto sta che nei primi quarantacinque minuti la Spal ha messo a dura prova l’undici guidato da Marco Baroni ed altrettanto ha fatto dopo il gol siglato da Helgason, nel secondo tempo. Non che i biancoazzurri abbiano creato chissà quali pericoli, probabilmente solo un paio degni di nota, però hanno tenuto bene il campo,  il pallino del gioco contendendolo ai giallorossi e, soprattutto nel primo tempo, sono arrivati sempre per primi sulle seconde palle. 

Non vogliamo assolutamente sminuire gli avversari, la Spal vanta un ottimo organico, sicuramente più costoso di quello salentino ed è guidato da Venturato, un tecnico che rappresenta un po’ la bestia nera per il Lecce. Però la classifica dice altro, questo a dimostrazione che in serie B le partite facili non esistono per nessuno. Certamente non taciamo che sia nel primo e soprattutto nella ripresa, il Lecce ha avuto occasioni nitide prima per sbloccare il risultato e successivamente al gol anche per consolidarlo; un po’ per precipitazione ma soprattutto per la bravura del portiere della Spal non ci è riuscito.

Baroni si affida al solito undici per cominciare la partita, ben conscio che con cinque sostituzioni a disposizione può rivoltare la squadra come un calzino in caso di necessità. Gabriel, guarito dal problema muscolare, riprende il suo posto in porta; Calabresi, Lucioni, Tuia e Gallo formano la linea di difesa, a centrocampo Blin, Hjulmand e Gargiulo quella di centrocampo, mentre il tridente è composto da Di Mariano e Strefezza sugli esterni e Coda punta centrale.

La partita vive di accelerazioni, soprattutto da parte del Lecce, mentre la Spal oltre a tentare di chiudere tutti i varchi poggia essenzialmente la sua manovra sui palloni alti per Colombo e sulle spalle di Zanellato sul quale Gallo soffre ma che alla fine annulla.

Baroni ci vede giusto, il Lecce nella prima frazione di gioco ha sofferto a centrocampo ed allora con Bjorkegren al posto di Gargiulo vara una linea mediana da combattimento, con lo svedese insieme a Hjulmad e Blin. L’avvio dei secondi quarantacinque minuti da immediatamente ragione al tecnico, perché il Lecce con Coda sfiora per due volte il gol del vantaggio; successivamente Baroni decide per la seconda sostituzione, ridando qualità al centrocampo con Helgason al posto di un ammonito Blin (verrà squalificato per la partita con la Reggina) e proprio il giovane nazionale islandese sfrutta una sponda di Coda ed a tu per tu con Alfonso segna la rete del vantaggio. Il Lecce inizia a giocare di rimessa e potrebbe raddoppiare, come abbiamo detto, però non riesce e quindi i minuti finali diventano una sofferenza perché la Spal, senza avere più nulla da perdere, attua la pressione finale dettata dai nervi, ma il Lecce tiene botta grazie anche ad un Lucioni sontuoso.

Ora ci saranno ben nove giorni per riprendere fiato prima di andare a giocare lunedì diciotto a Reggio Calabria contro la Reggina. Probabilmente la trasferta più insidiosa per il Lecce in questo scorcio finale del campionato. A Reggio non hanno dimenticato l’addio turbolento di Baroni e come se questo non bastasse tra le due tifoserie non scorre buon sangue, per usare un eufemismo. Nonostante gli amaranto non abbiano più nulla da chiedere al campionato onoreranno la sfida contro il Lecce fino all’ultima goccia di sudore; dal canto suo la compagine salentina deve avere nervi saldi e testa sulle spalle, inizia ormai a vedersi lo striscione del traguardo finale e verrà raggiunto da quella squadra che eviterà di cadere nelle ultime partite.

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