header logo

Trequartista, mezz’ala ed all’occorenza anche seconda punta. Yevgen Shakhov è tutto questo, un giocatore duttile, capace di abbinare qualità e quantità e spostare gli equilibri nel campionato greco.

L’attuale centrocampista dell’AEK Atene ha provato un’esperienza in Italia, nel Lecce, ma non ha mantenuto le attese e le aspettative, diventando quasi un oggetto misterioso di quella stagione.

Probabilmente le sue caratteristiche tecniche e fisische non sono adatte al nostro calcio, molto dinamico e veloce. Shakhov è un giocatore dotato di grande qualità e di un tocco di palla sopraffino, ma non è propriamente veloce e questo lo ha penalizzato nell’approccio alla Serie A.

Fabio Liverani, suo allenatore ai tempi del club salentino, lo ha schierato dietro le due punte e il centrocampista ucraino ha sempre dato tutto per il bene della maglia, fornendo un magico assist per il gol di Lapadula contro la Sampdoria e siglando anche un gol contro la Fiorentina, in una gara già terminata nel primo tempo a causa dei tre gol della squadra viola.

Shakhov in questa stagione ha disputato 23 presenze in totale con la maglia giallonera per un totale di 651 minuti. Qualche tempo fa, però, abbiamo sentito nuovamente parlare di lui a causa della guerra in Ucraina. Lui, come tanti altri padri nati a quelle latitudini, non ha potuto assistere alla nascita della sua prima figlia. Ecco di seguito una parte della sua intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport: 

“Non ho potuto assistere alla nascita di mia figlia, se fossi entrato in Ucraina non ne sarei più uscito. Io e mia moglie viviamo ad Atene, ma desideravamo che la bambina nascesse a Kiev, la nostra città. Così, qualche settimana fa Alona è tornata dai suoi genitori: ci tenevamo in contatto via telefono. Io, nel frattempo, continuavo ad allenarmi, ma ero pronto per volare in Ucraina quando sarebbe stata sul punto di partorire.

La notte del 24 febbraio Alona mi ha chiamato piangendo, dicendo che l’attacco russo era iniziato. Da lì, ho vissuto giorni di terrore. Tutta la mia famiglia era in pericolo, mi sentivo impotente di fronte a questa situazione. Prima del ricovero in un ospedale di Kiev, mia moglie si è dovuta rifugiare nei bunker, con la nostra bambina che sarebbe potuta nascere da un momento all’altro. 

Con Alona abbiamo deciso di incontrarci sul confine rumeno. Mia moglie e mia figlia hanno dovuto trascorrere cinque giorni in auto: due per uscire dall’Ucraina, altri tre per arrivare ad Atene. A prendersi cura di loro è stato mio fratello, che ha guidato da Kiev verso il confine”.

Shakhov ha salutato l’Italia e difficilmente lo vedremo nuovamente nel calcio italiano. Adesso a 31 anni si concentrerà sulla sua carriera, provando a terminarla nel migliore dei modi e cercando di vincere anche qualche altro trofeo. 

 

 

Ciro e Michele, eroi senza tempo
Frosinone-Lecce 3-1: Abisso choc. Tesoro: "Non arbitri più il Lecce"