Di Francesco e la crisi del calcio italiano: "La fiducia non va data di default"
Dalle parole del tecnico dei giallorossi, una riflessione sulla salute del nostro calcio
Uno dei temi centrali di questa sosta per le Nazionali è la crisi del calcio italiano: l'Italia, infatti, rischia per la terza volta di guardare il Mondiale comodamente dal divano di casa, da spettatrice. Un fallimento che ci porterebbe definitivamente a ridimensionarci agli occhi del calcio internazionale (ma forse lo siamo già). Un terzo fallimento ai playoff ci porterebbe a guardarci indietro in maniera nostalgica contemplando i quattro titoli mondiali e pensando: “Ecco cosa eravamo un tempo”. Allo stato attuale, il calcio italiano è il grande malato dei top 5 campionato europei e può considerarsi alla stregua delle altre teste di serie a questi playoff di qualifica al Mondiale: Turchia, Polonia e Ucraina. Un'intera generazione di calciatori e giovani tifosi non sa cosa significhi partecipare alla massima competizione a livello globale, un danno per tutto il movimento. In conferenza stampa, il tecnico Eusebio Di Francesco ha detto la sua sul tema.
- Poco coraggio nel lanciare i giovani? La risposta di Di Francesco
- Le riflessioni del tecnico
- Tutto sul fisico, niente sulla tecnica
- Quindi, manca il coraggio?
- I media: un aspetto da considerare
- Tanti stranieri in Serie A
- La percentuale di stranieri nei top 5 campionati europei
- Una speranza dalle selezioni giovanili

Poco coraggio nel lanciare i giovani? La risposta di Di Francesco
La fiducia non va data di default, si guadagna con gli atteggiamenti. Se parliamo di Camarda non dimentichiamoci che è un quasi diciottenne, sta calcando palchi importanti prematuramente. Se però si continua a scrivere che a 17 anni non ci si può assumere la responsabilità di battere un calcio di rigore...il coraggio deve stare da entrambe le parti e la crescita passa anche dagli errori. Dobbiamo incanalarci tutti nella stessa direzione. Bisogna lavorare meglio nei settori giovanili, rinforzando i ragazzi nelle qualità. Tante volte trovo ragazzi che non calciano mai in porta, si pensa alla tattica e meno alla crescita individuale dei calciatori. Tutti ci riempiamo la bocca di belle parole, ma poi le responsabilità dobbiamo prendercele noi tecnici oppure è il sistema che deve crescere?
Le riflessioni del tecnico
La risposta del tecnico abruzzese sposta l’attenzione dal semplice "schierare un ragazzo in campo" a una questione più profonda: la fiducia non è un regalo, è un percorso. Un percorso che parte dalle giovanili ed arriva fino alla Prima squadra. Il discorso, però, è complicato ed anche estremamente complesso.
Per Di Francesco, il problema non è solo di mentalità, ma di sistema, allineandosi pertanto con chi parla non tanto di mancanza di talento nel nostro paese, quanto di “castrarlo” a discapito di fisicità e tattica.
Tutto sul fisico, niente sulla tecnica
I settori giovanili infatti, sono troppo spesso concentrati su schemi e tatticismi precoci, finendo per sacrificare la crescita del singolo. “In Italia vogliamo giocatori grandi e grossi”, aveva avvisato Alessandro Del Piero. Gasperini a tal proposito al Corriere dello Sport ha detto: “Le squadre pro selezionano regolarmente in base alla statura, alla struttura fisica. Vuol dire che non si guarda più all’abilità, alla destrezza, alla coordinazione".
Quindi, manca il coraggio?
Di Francesco non nega il problema: invita semplicemente a guardarlo dall’interno. Non basta chiedere più coraggio: serve costruire un sistema che renda quel coraggio possibile.
I media: un aspetto da considerare
Un altro aspetto da analizzare, ad esempio, può essere quello relativo ai media e al clamore generato attorno ai giovanissimi del nostro calcio: Camarda ed Esposito sono gli esempi lampanti di come ci sia un'eccessiva esposizione mediatica rispetto a due giovani che giocano in Serie A, accentuando pertanto gli errori o esaltandoli eccessivamente quando fanno bene, creando un ambiente sfavorevole alla loro crescita. Sbagliare fa parte del percorso, e parlarne in maniera fin troppo esagerata è controproducente.

Tanti stranieri in Serie A
Un altro tema interessante sul nostro calcio può essere quello relativo ai tanti stranieri nel nostro campionato. Conosciamo bene la polemica relativa alla Primavera del Lecce e di come abbia vinto lo scudetto con soli stranieri (ancora se ne parla). In Serie A, tuttavia, ci sono formazioni molto poco “italiane”: basta guardare il Como o l'Udinese, ad esempio.
Non si possono di certo biasimare club che preferiscono andare sul talento straniero con un costo inferiore rispetto a quello nostrano per raggiungere il proprio risultato, ma non è un tema esclusivamente italiano, solo che da noi ciò rappresenta un problema, anche qui forse più mediatico che pratico. Il massimo campionato italiano, infatti, è in linea con Inghilterra e Francia, le cui nazionali sono in ottima salute ed i giovani promettenti abbondano. Per quanto riguarda i francesi è chiaro come ci sia anche un componente storica e migratoria da analizzare, ma si entrerebbe in un campo troppo insidioso. Fatto sta che da noi Ahanor, nato, cresciuto e formato in Italia, deve aspettare il 18esimo anno per poter essere convocato.
La percentuale di stranieri nei top 5 campionati europei
| Campionato | % stranieri (fonte Transfermarkt) |
| Premier League | 70,7 |
| Serie A | 67 |
| Ligue 1 | 62,3 |
| Bundesliga | 58,2 |
| LaLiga | 43,3 |
L'Italia ha una grande quota di stranieri, ma anche l'Inghilterra e la Francia superano di gran lunga la metà. Insomma, non può essere questo il problema, anche perché il calciatore straniero che arriva da un altro campionato può arricchirlo non solo mediaticamente ma anche tecnicamente: basti pensare a Modric. Approcciarsi con calciatori stranieri potrebbe essere anche un'opportunità di crescita per i singoli calciatori italiani che non devono confrontarsi con un sistema chiuso, ma aperto. Giocare con i migliori ti fa progredire, ed anche approcciarti a giocatori differenti da quelli con cui hai a che fare di solito.
Una speranza dalle selezioni giovanili
Eppure le nostre selezioni nazionali giovanili, non sono così male: l'Under 17 ha appena raggiunto le semifinali dei Mondiali di categoria. Sempre l'Under 17 ha vinto un titolo Europeo trascinata dai gol di Camarda qualche anno fa. Nel 2023 l'Under 20 di Nunziata è arrivata in finale nel Mondiale di categoria arrendendosi all'Uruguay solo nel finale. L'Under 21 di Baldini è una gioia per gli occhi; anche quando perde, lo fa lasciandoti qualcosa di positivo. Il talento c'è, quindi forse un po' di coraggio manca. Sicuramente, il coraggio manca ai piani alti.







