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Alle volte si è talmente coinvolti emotivamente in qualcosa che si ha bisogno del parere di uno spettatore esterno per comprendere al meglio il contesto all’interno del quale si è calati. Tifare Lecce implica una certa dose di sofferenza. Tifare Lecce in serie A comporta una dose di sofferenza più grande del solito. Va messo in preventivo che nella maggior parte delle partite bisognerà vestire i panni di Davide e affrontare il Golia di turno. Perché i giallorossi sono una neopromossa e le neopromosse, specie negli ultimi anni, sono condannate a fare una fatica bestiale per arrivare alle ultime giornate con la salvezza ancora in ballo. E allora quando si tifa Lecce in serie A bisogna mettere in conto una buona dose di amarezza e alcune sconfitte fisiologiche contro squadre fuori dalla portata. Ma il rovescio della medaglia è che poi nelle vittorie la gioia è doppia. Ed allora capita di essere talmente focalizzati sul percorso della propria squadra da perdere quasi di vista cosa significhi stare in serie A. A maggiore ragione se si pensa che due anni fa di questi tempi gli avversari erano Bisceglie e Sicula Leonzio. Mentre oggi la squadra di Liverani si prepara ad un trittico contro Atalanta, Milan e Juventus. Not bad. Con l’approdo in serie A il Lecce è tornato, finalmente, ad essere un punto di riferimento nella carta geografica del calcio italiano. I sei anni in serie C avevano fatto un po’ perdere le tracce della squadra giallorossa. L’appassionato medio parlava del Lecce come la nobile decaduta. “Eh che squadra quel Lecce di Chevanton”. “Ma ti ricordi Vucinic a Lecce che forte che era?”. “Che spettacolo Muriel e Cuadrado al Lecce”. Poi la rapida ascesa e d’improvviso il nome del Lecce è tornato di moda, e questa volta non se ne parla più al passato. Il Lecce è tornato ad essere sulla bocca di tanti appassionati di calcio. Italiani e non solo, basta fare una ricerca per scoprirlo. Un sito calcistico tedesco chiamato 11freunde, ad esempio, ha dedicato un articolo al derby del sud fra Lecce e Napoli che si è giocato due settimane fa al Via del Mare, focalizzandosi su un aspetto: Lecce è l’unica città d’Italia, ad eccezione di Napoli, a rappresentare il sud. Il sud non è un territorio semplice. Meglio di tutti lo ha descritto Saverio Sticchi Damiani in uno speciale che Sky ha dedicato alla squadra salentina. Non è un posto in cui è facile realizzare i propri sogni e i propri obiettivi, ma se si riesce nei propri intenti la soddisfazione poi è ancora più grande. L’articolo in tedesco è un racconto della giornata, ancor più che della partita. Parla dello stadio rinnovato, dei tifosi e del loro calore, del Lecce che ci prova ma cade sotto i colpi del Napoli, mentre Liverani si sgola a bordo campo per dare indicazioni ai suoi. Ma questo è solo un esempio di come il Lecce sia tornato ad essere una realtà calcistica di primo piano a tutti gli effetti. In tutta Italia si parla di questa squadra che cerca il risultato tramite l’estetica del bel gioco. Un aspetto non banale per una neopromossa che lotta per salvarsi. Solitamente le piccole giocano “di rimessa”: chiuse dietro a parare i colpi per poi provare a ripartire negli spazi. Difesa e contropiede, palla avanti e pedalare. Il Lecce di Liverani invece gioca a testa alta, ha una sua precisa idea di calcio e vuole imporla sul campo. Come fa a non piacerti una squadra così? Quando si parla del Lecce non si parla più soltanto dei tempi d’oro a cavallo degli anni 2000. Si parla di Marco Mancosu che ha 4 gol nella classifica marcatori, più di Cristiano Ronaldo. E magari c’è chi ha preso il centrocampista sardo a “1” al fantacalcio e non smette di vantarsene con gli amici. Mentre qualcun altro si chiede se ne è valsa la pensa prendere Petriccione a “5”. Insomma, il Lecce sta tornando ad essere nazionalpopolare, se così si può dire. Ma quindi qual è il senso di tutto? Il punto è che salvarsi sarà difficile. Molto, molto difficile. Anche se 6 punti nelle prime 6 giornate fanno ben sperare per il prosieguo. Ma al di là di tutto è già di per sé un privilegio avere la possibilità di potersela giocare a questi livelli. Poter calcare alcuni fra i palcoscenici più importanti del calcio italiano e internazionale, ma soprattutto farlo con le proprie idee, con il proprio stile di gioco e con delle divise che riportano il sole, il mare e il vento, i simboli che rappresentano l’identità di un intero territorio. “Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada”. E’ un passo della poesia Itaca, di Konstantinos Kavafis, che fa del mitologico viaggio di Ulisse una metafora di vita. L’obiettivo da provare a raggiungere, l’Itaca su cui approdare, è la salvezza, avendo cura nel frattempo di godersi il viaggio. Perché il Lecce è tornato, finalmente. E se ne sono accorti davvero tutti.
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