Testa, gioco e gambe: così il Lecce di Corini ha messo la "quarta"
La sfida del Bentegodi contro il Chievo era uno stress test importante per le ambizioni del Lecce di Eugenio Corini. La squadra giallorossa, tuttavia, è riuscita a far valere le proprie certezze e i propri principi di gioco, riuscendo a spuntarla, da grande squadra, proprio nei minuti finali.
C’è un fil rouge che lega le quattro vittorie consecutive ottenute contro Pescara, Virtus Entella, Reggiana e Chievo: l’undici iniziale. Il tecnico Corini, in queste quattro sfide, ha utilizzato dal primo minuto sempre la stessa formazione, tranne nel match contro la Virtus Entella, nel quale Zuta ha iniziato la partita sull’out di sinistra al posto di Calderoni. La continuità nelle scelte dimostra che Corini ha trovato la quadra attorno a un gruppo di giocatori che attualmente gli dà grandi garanzie. Ciò però non significa che le gerarchie non possano mutare di qui a breve. Quel che è certo è che il livello molto alto dei “titolari” fa sì che le “seconde linee”, per conquistare una maglia dal primo minuto, siano tenute a portare l’asticella del loro gioco ancor più verso l’alto. Il che è un bene, per una squadra che punta ad un campionato di vertice.
E qui subentra un ulteriore elemento, risultato decisivo nella partita di Verona: le sostituzioni. Corini ha a sua disposizione una rosa profonda, dalla quale attingere a piene mani anche nel corso dei novanta minuti. Una rosa profonda e al tempo stesso di altissimo livello. Basti pensare che Majer e Falco, due titolarissimi del Lecce della passata stagione in serie A, nelle ultime partite sono state delle riserve di lusso. E che riserve! Il gol di Falco, a un minuto e mezzo dalla fine, è l’esempio lampante di come la qualità sia in grado di fare la differenza fra una sconfitta, un pareggio e una vittoria, quando il risultato della partita è in bilico. Di questo va dato merito al grande lavoro svolto dalla società e dal responsabile dell’area tecnica Pantaleo Corvino, che ha saputo allestire un organico completo e competitivo, scegliendo con accortezza gli innesti utili al progetto. Non è un caso se cinque dei dieci giocatori di movimento scesi in campo dal primo minuto contro il Chievo sono arrivati dal mercato estivo.
Dal punto di vista tattico, il Lecce contro il Chievo ha messo in campo una prestazione molto attenta nell’arco di tutto il match. Quella clivense era una squadra compatta e dotata di ottime individualità, tant’è che fino a ieri sera era potenziale capolista del torneo. La qualità della formazione di casa si è vista in modo evidente, ma è stata ben contrastata dall’accortezza della fase di non possesso del Lecce di Corini. Il tecnico bresciano ha preteso, anche su uno dei campi più difficili della categoria, che la squadra non si tirasse indietro e andasse ad aggredire alto l’avversario quando quest’ultimo impostava la manovra, praticando anche il proverbiale gegenpressing quando erano i giallorossi a perdere il controllo della sfera. Quando il Chievo riusciva a superare la prima linea di pressione, grazie alle doti tecniche degli uomini di Aglietti, la retroguardia si è sempre fatta trovare pronta, accorciando in avanti e non concedendo spazi nel mezzo.
Il Lecce, infatti, non si è mai disunito, anche nei momenti in cui non ha avuto in mano il pallino del gioco. In particolar modo nel secondo tempo, quando la manovra della squadra giallorossa ha avuto un calo in termini di volume di gioco e il Chievo ha provato ad uscire per punzecchiare la difesa giallorossa. L’aspetto emblematico della solidità mentale e tattica del Lecce sta nel fatto che anche nel miglior momento del Chievo, nel corso della seconda frazione di gioco, Gabriel non ha compiuto interventi degni di nota. Ciò significa che il Lecce non soffre, bensì sa soffrire. Due concetti ben diversi, seppur apparentemente assimilabili.
Infine, merita una menzione lo straripante stato di forma della squadra dal punto di vista atletico. Quello di Corini è un gioco dinamico che richiede un notevole dispendio di energie. Ebbene, la squadra giallorossa, contro il Chievo, ha corso e praticato calcio con grande intensità agonistica dal 1° al 94° minuto. Segnale di come il lavoro svolto dal tecnico bresciano e dal suo staff sulle gambe dei calciatori, nell’anomalo ritiro pre-campionato, sia stato di altissimo livello. Con queste gambe, questo gioco e questa mentalità, il Lecce di Corini può davvero sognare in grande.
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