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Il Lecce c’è sempre stato. Nei momenti belli ed in quelli brutti, è stata una costante ed è confortante sapere che ci sarà sempre. Ho due figli, un lavoro che mi porta via tanto tempo ed il calcio non riesco più a seguirlo come prima, ma quei 90 minuti alla settimana sono sacri. Alla fine, un modo per vedere il mio Lecce lo trovo sempre”.

A parlare è Francesco Russo, trentanovenne romano ‘de Roma. Tifa Lecce ma non è nato o cresciuto nel Salento. La sua è una storia particolare che merita di essere raccontata:

“Da piccolo ero innamorato del calcio. Facevo la collezione delle figurine Panini ed un giorno, sfogliando l’album, l’occhio mi è caduto sulla pagina del Lecce. Ho visto Orazio Russo, aveva il mio stesso cognome, eppure non lo conoscevo. Chissà che mi è sembrato a quell’età. È stata una coincidenza o, forse, come mi piace pensare, un gioco del destino. Non sono stato io a scegliere il Lecce, ma lui a scegliere me. Da quel momento ho iniziato a seguire quella squadra dai colori sgargianti. Ho vissuto nel quartiere di Totti, ho ammirato le sue gesta ma il Lecce è diventato il mio unico amore sportivo. Uno zio milanista ci ha provato a portarmi da quella parte, ma non ce l’ha fatta. Ormai ero giallorosso. Tra l’altro, in quegli anni non era nemmeno facile seguire la squadra del mio cuore. Rimanevo per pomeriggi interi attaccato alla radiolina, ricordo la mia gioia per un gol al 97esimo in una partita con la Fidelis Andria. Sono immagini della mia infanzia che non dimenticherò mai”.  

Di partite ne ha viste tante, la prima accompagnato dal nonno e poi una serie infinita di trasferte, dal Trentino alla Sicilia, per amore di una maglia e due colori che sente dentro senza un perché:

“Penso sempre che il tifo sia una cosa irrazionale, non serve per forza una spiegazione. Io per il Lecce ho macinato chilometri e sai una cosa: non mi sono mai pentito. Al ritorno, anche in caso di sconfitta, avevo sempre il sorriso. Ci sono stati giorni in cui avevo solo il Lecce, anche se poi questa piccola grande squadra mi ha regalato un amico vero, il mio migliore amico”.

Qui a Francesco quasi inizia a tremare la voce. È la storia della sua amicizia con Simone, un ragazzo originario di Cavallino conosciuto in trasferta:

“Eravamo a Terni, era Agosto, partita di Coppa Italia. Io ero partito da Roma da solo, mi accadeva spesso di trovarmi nel settore ospiti senza conoscere nessuno. A fine partita i giocatori ci hanno regalato di tutto: maglie, pantaloncini, calzettoni. Io avevo racimolato un bel bottino mentre questo ragazzo accanto a me non era riuscito a recuperare niente. L’ho guardato, ci siamo guardati, e poi gli ho detto che avremmo potuto dividere tutto. Il suo volto si è illuminato ed in quel momento siamo diventati amici. Pensa che io sono stato il suo testimone di nozze, lui il padrino di mia figlia ed adesso, nel periodo di Pasqua, scenderò nel Salento per festeggiare i 40 anni. Ecco, il Lecce mi ha regalato anche un’amicizia vera e sincera”. 

Al Via Del Mare ci è stato due volte, a vedere due Lecce-Catania, il primo in Serie A ed il secondo in Lega Pro. Ora sta programmando la prossima volta nel nostro stadio e già non vede l’ora di respirare l’aria salentina:

La prima volta che ho messo piede nel nostro stadio il Lecce ha vinto grazie ad un gol di Daniele Corvia. Nell’altro Lecce-Catania, invece, abbiamo pareggiato ma il gol di Di Piazza mi genera ancora dei brividi lungo tutto il corpo. Ha segnato sotto la Sud, ed io ero lì a festeggiare con lui. Ho due figli piccoli ma non per forza dovranno tifare Lecce. Certo, mi farebbe piacere se si avvicinassero a questa squadra, ma il Lecce è una cosa mia, una cosa che ho scelto da piccolo senza che nessuno me lo imponesse. Non tifo Lecce per qualcuno ma per quello che rappresenta, è una storia d’amore pura, che non finirà mai”.

Francesco fa fatica a scegliere la sua partita del cuore, poi alla fine decide che c’è una sfida che più di tutte lo ha fatto emozionare: 

“Ogni trasferta è stata pazzesca, mi ha fatto vibrare l’anima, eppure quella di Castellammare è indimenticabile. Non è stata una partita decisiva, ma quella vittoria in rimonta per 3 a 2, la gioia incredibile al gol di Caturano ed il modo in cui abbiamo festeggiato dopo quel successo, resteranno per sempre tra i ricordi più belli della mia vita. Non dimenticherò mai nemmeno Lecce-Palermo 3 a 0. Non ero allo stadio, ma a Roma in Via Dei Serpenti. Eravamo una marea, tutti tifosi del Lecce, c’era addirittura Luca, un ragazzo barese ma pazzo per i nostri colori. In quella via all’epoca c’era un club, ci riunivamo ad ogni partita, non importava orario o giorno, noi c’eravamo. Come fai a non essere legato per sempre a questa squadra se vivi momenti del genere”.

Anche nominare un giocatore simbolo per lui non è facile:

“Francesco Palmieri mi ha fatto innamorare, mi ricorda la mia infanzia. Poi ci sono Lorieri e Chevanton, il primo per i suoi interventi ed il secondo perché è stato un campione assoluto. Anche Cassetti, Lucarelli, Tiribocchi e tanti altri. In 30 anni di tifo ne abbiamo avuti tanti di giocatori importanti”.

Infine, l’ultima domanda riguarda il presente e la lotta salvezza nella quale è invischiato il Lecce: 

“Quest’anno stiamo facendo un miracolo, fino ad ora abbiamo fatto un capolavoro. Quando mai il Lecce a metà stagione ha avuto in A 8 punti di vantaggio sulla terzultima?! Come si fa a criticare una squadra che gioca con dei ragazzini, spende poco, rispetto alle altre, ma sta in linea con i suoi programmi. Mi fido della società, sono straconvinto che ci salveremo, abbiamo un discreto vantaggio”.

La chiacchierata con Francesco si conclude dopo un’ora e mezzo. Parlando di Lecce il tempo è volato e non ce ne siamo nemmeno resi conto. Lui, Federico, Alberto, le storie che vi stiamo raccontando in questa nostra rubrica hanno tutte un unico comune denominatore: l’amore sincero verso il Lecce.

Nel salutarci Francesco dice l’ultima cosa, forse la più importante di tutte: 

“A volte sento parlare di “rinnegati”. Per me non esiste questo concetto. Per me ognuno dovrebbe tifare chi vuole, non sopporto solo chi tifa due squadre, ma come si fa a tenere a due maglie, a più colori, per me esiste solo il Lecce. Appartenere, la parola chiave è questa. Tifare Lecce significa appartenere a qualcosa e te lo porti dentro in tutto quello che fai”.

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