Lucarelli e quelle parole su Corvino che sembrano spiegare l’arrivo di Di Francesco

Parole pronunciate nei primi anni 2000 ma che possono essere ricollocate perfettamente a oggi
Ormai manca poco all’ufficialità: il prossimo allenatore del Lecce sarà Eusebio Di Francesco. Il tecnico abruzzese arriva dal Venezia, con cui è retrocesso nella scorsa stagione, nonostante un’ottima seconda parte di campionato. Una scelta che ha lasciato perplessa una parte della tifoseria salentina: Di Francesco, infatti, ha finora avuto una carriera altalenante, segnata da esoneri prematuri — come a Verona e Sampdoria —, da imprese sfiorate — come la mancata salvezza con il Frosinone due anni fa e con il Venezia la scorsa stagione —, e da exploit memorabili, come la storica semifinale di Champions League raggiunta con la Roma o l’approdo in Europa League con il Sassuolo, una squadra provinciale che, al quarto anno in Serie A, riuscì a imporsi in Italia e in Europa grazie a un progetto basato su giovani e calciatori italiani.
Una scelta contro tutto e tutti
Se parte della tifoseria giallorossa guarda con diffidenza a questo nuovo corso, ancora più netta è la posizione dei tifosi delle squadre avversarie, molti dei quali considerano già il Lecce come la prima retrocessa del prossimo campionato. Ed è proprio in questo contesto che Di Francesco potrà trovare un’ulteriore motivazione: non solo per centrare la salvezza e riscattare il credito che la sfortuna sembra avergli sottratto negli ultimi anni, ma anche per zittire le critiche che lo accompagnano da troppo tempo.
A ben vedere, non sarebbe la prima volta che una decisione di Pantaleo Corvino viene accolta con scetticismo. Lo stesso direttore dell’area tecnica ha più volte ricordato le polemiche iniziali che accompagnarono gli arrivi di Chevanton, Bojinov e Vučinić, diventati poi simboli di un Lecce brillante e vincente.
Ma c’è un altro aneddoto che, per tempistiche e contenuto, sembra quasi cucito addosso alla situazione attuale: si tratta della testimonianza di Cristiano Lucarelli, ex attaccante di Lecce, Valencia e Livorno. Ai tempi in cui giocava in Spagna, fu proprio Corvino a volerlo portare in Salento, nonostante le critiche che quella trattativa aveva suscitato. Lucarelli stesso ha raccontato come il dirigente vernolese riuscì a convincerlo, dimostrando ancora una volta quanto la fiducia possa fare la differenza.
Piacere, Pantaleo Corvino. Ti prendo perchè porca put**na ce ne fosse stato uno che mi ha parlato bene di te. Siccome ho fatto sempre le operazioni al contrario e mi è sempre andata bene, ti voglio come centravanti del Lecce. Rimasi scioccato, ma quelle parole mi convinsero talmente tanto che andai subito a fare le valigie per partire in ritiro a Cavalese e dove mi aspettava Cavasin.
Parole che, per l’appunto, si prestano bene a descrivere la situazione di Di Francesco: un allenatore in cui Corvino crede profondamente, tanto da averlo inseguito già otto anni fa a Firenze e da andare contro tutto e tutti pur di puntare ancora su di lui. Una scelta compiuta, ancora una volta, andando controcorrente.
Tanti allenatori nati, e rinati, a Lecce
Nella sua storia, il Lecce si è spesso rivelato un trampolino di lancio per chi voleva affermarsi nel calcio che conta o rilanciarsi dopo stagioni difficili. È stato così per molti calciatori, come Cristiano Lucarelli o, più recentemente, Samuel Umtiti, che nel 2022 ha ritrovato fiducia e continuità proprio in giallorosso.

Ma lo stesso discorso vale anche per gli allenatori. Un esempio su tutti è Marco Baroni, che dopo aver centrato la salvezza con il Lecce e poi con il Verona, ha ottenuto la prestigiosa chiamata della Lazio prima e dal Torino poi, confermandosi ormai in pianta stabile tra i tecnici di Serie A.
Guardando ancora più indietro, c’è un altro caso emblematico: Zdeněk Zeman. Spesso accostato a Di Francesco per il suo calcio offensivo e coraggioso, Zeman visse un periodo d’oro negli anni ’90 con Foggia, Lazio e Roma, ma conobbe anche un momento buio, culminato con gli esoneri a Napoli, Salerno e Avellino.
Fu proprio il Lecce a offrirgli l’occasione nella stagione 2004-2005 per tornare protagonista, riportando la celebre “Zemanlandia”. In quel campionato di Serie A il Lecce propose un calcio spettacolare, con un attacco prolifico e la valorizzazione di giovani come Konan, Vučinić, Bojinov, Cassetti, Ledesma e tanti altri. Il risultato? Un sorprendente undicesimo posto in Serie A e un’identità calcistica che ancora oggi viene ricordata con affetto dai tifosi.