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Ancora una sconfitta per il giallorossi, la terza di seguito e senza gol. 

Un periodo “nero” nel quale non si notano segnali di risveglio per gli uomini di Baroni, probabilmente vittime di un calo fisiologico sia fisico che mentale. Una gara diversa rispetto alle ultime due in realtà, almeno contro il Torino si sono potuti apprezzare voglia e duelli anche vinti in tutte le zone del campo ma è ancora troppo poco per poter sperare di portare punti a casa, soprattutto se si regalano agli avversari gol a difesa schierata e, di contro, non si riesce a portare pericoli concreti verso la porta avversaria. E’ tutta la settimana che lo diciamo, lo scriviamo e ne parliamo: il Torino è una squadraccia contro la quale è difficile giocare per chiunque. Pressa costantemente, sporca le partite, non ti lascia l’attimo per poter ragionare. 

Juric imposta le sue squadre sempre allo stesso modo, ricorderete quando allenava il Verona, è questo il suo marchio di fabbrica. Il Lecce dal canto suo ha accettato la battaglia a tutto campo, ha impedito ai granata di rendersi pericolosi ma allo stesso tempo si vedevano Strefezza e Di Francesco strozzati e presi a calci dai difensori avversari e dai raddoppi sempre puntuali; Gonzalez era costretto ad agire lontano dalla zona nevralgica del campo mentre Hjulmand e Blin erano impegnati a proteggere i centrali. Un po’ di spazio lo hanno avuto Gendrey e Gallo ma non tanto da riuscire ad essere pericolosi, il povero Ceesay completamente isolato non ha ricevuto un solo pallone giocabile finchè è rimasto in campo. La direzione permissiva di Sacchi ha agevolato l’interpretazione che gli uomini di Juric danno alle loro partite, punendo troppo poco ed ammonendo col contagocce. Manna dal cielo per una squadra abituata a giocare in questo modo. 

I giallorossi hanno combattuto, anche loro capito l’andazzo si sono fatti sentire e la partita è stata sempre in equilibrio, tattica, con “uomo contro uomo” continui ma lontani dalle rispettive aree di rigore, finchè il gol granata su dormita della difesa salentina non ha spezzato gli equilibri variando il punteggio. Dopo una manciata di minuti è arrivato il raddoppio in contropiede e la gara si è messa sui binari che voleva l’allenatore piemontese. 

Nella seconda frazione di gioco infatti il Torino, per scelta e probabilmente per la sopraggiunta stanchezza ha arretrato un po’ il suo baricentro illudendo il Lecce che è arrivato con più facilità nei pressi dell’area di rigore difesa da Savic, per trovarsi però circondato non appena provava a tirare in porta. I tiri respinti dalla densità che facevano i granata davanti al loro portiere ne sono la testimonianza. Baroni, anche se in ritardo, le ha provate tutte stavolta: prima ha spostato Oudin nel ruolo di Gonzalez, poi quando mancavano ormai una manciata di minuti alla fine ha inserito Persson accanto a Colombo che precedentemente aveva sostituito Ceesay, finendo così la partita con due punte, una vera primizia in questo campionato. Terza partita persa dicevamo ma non dev’essere motivo di vergogna: il Lecce in serie A i filotti negativi li ha sempre fatti, non abbiamo mai immaginato che questa squadra potesse esserne esente. Il Verona non ha vinto contro il Monza (in realtà meritava di perdere) ed ha accorciato di un solo punto sui giallorossi. 

Ora bisogna rialzarsi, non c’è molto altro da fare; l’obbiettivo, l’unico che il Lecce ha sempre avuto sin da agosto, cioè la permanenza nel massimo campionato italiano, è sempre alla portata ed i meriti sono tutti di Baroni e dei suoi ragazzi. E’ necessario raccogliere le forze, sia quelle fisiche che quelle mentali e ricominciare partendo dalle piccole cose: un pareggio è meglio di una sconfitta ed una volta ottenuto da lì si può ripartire. 

Il campionato è ancora molto lungo e man mano che si va avanti le partite diventeranno sempre più difficili, il pallone più pesante e bisogna evitare a tutti i costi di essere risucchiati a ridosso della zona critica. Troppo giovane ed inesperta la formazione giallorossa per riuscire ad uscirne indenne e troppi i rischi in quel caso, ad oggi evitabili. Ed allora, testa alta e che si ritrovino gli interpreti, si ritrovi il vero Lecce. Un bagno di umiltà e poi sudore e sangue; fortunatamente i festeggiamenti delle ultime settimane sono finiti.

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