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La priorità è quella di non perdere le certezze faticosamente acquisite finora da parte del Lecce.

Una matricola che riesce a colmare subito il gap con la serie A, squadra giovanissima che a metà campionato gira con venti punti, con merito, non deve assolutamente demoralizzarsi e frenare il suo processo di crescita a causa di una sconfitta.

Baroni schiera, a parte Gallo al posto di Pezzella, la stessa formazione che aveva ben impressionato contro i campioni d'Italia del Milan: Falcone in porta; Gendrey, Baschirotto, Umtiti e Gallo a comporre la linea difensiva; Blin, Hjulmand e Gonzalez a centrocampo ed il tridente offensivo formato da Strefezza, Colombo e Di Francesco. I primi venti/venticinque minuti sono stati tutti a favore del Lecce: pressione alta e riconquista immediata della palla, scambi veloci e pericolose azioni da rete, una chiarissima che ha visto Blin concludere in porta quasi a colpo sicuro. Il Verona è rimasto a guardare, incapace di arginare le folate giallorosse. Poi, come spesso accade nel calcio, pian piano gli scaligeri hanno preso le misure, registrato le distanze ed una volta in possesso della sfera hanno iniziato a lanciare lungo su Djuric, la loro punta centrale. Il ragazzone ex Salernitana, grazie ai suoi due metri abbondanti di altezza ha iniziato a “spizzare” più volte la sfera, nonostante Baschirotto ne abbia limitato l'azione, a beneficio dei suoi compagni che hanno sfruttato le sponde per avanzare il baricentro; nell'ultima parte del primo tempo il Verona ha anche trovato il gol del vantaggio, nell'unico tiro effettuato nello specchio della porta difesa da Falcone, grazie ad una dormita generale dell'intera difesa giallorossa.

Il secondo tempo è stato un susseguirsi di “vorrei ma non posso” da parte del Lecce. Preso il secondo gol (altro sonnellino) la squadra non è riuscita più a rendersi pericolosa, si è assistito ad un calo sia fisico che mentale, distanza notevole tra i reparti ed il Verona, con il minimo sforzo, ha portato a casa un risultato che potrebbe riaprire i giochi nella lotta per non retrocedere.

Anche le sostituzioni operate da Baroni non hanno sortito gli effetti sperati e, nonostante il passivo, il tecnico giallorosso ha deciso ancora una volta di non impiegare Ceesay preferendogli Di Francesco punta centrale; nella prima parte di stagione il gambiano era titolare quasi inamovibile ed oggi è dietro al giovanissimo Persson nelle scelte e nelle gerarchie. Come mai?

La partita andrebbe analizzata, come tutte le partite a cui assistiamo, da due punti di vista: il risultato e la prestazione.

Il risultato è stato negativo ma stavolta ancor peggiore è stata la prestazione dei giallorossi per tre quarti di gara. Chiaramente una piccola matricola come il Lecce non può pensare di fare sempre risultato, sarebbe utopia, siamo però convinti che il calo a cui stiamo assistendo verso la fine del primo tempo debba essere ben analizzato da Baroni e dal suo staff; oltretutto non si comprende il perchè entrando cinque uomini freschi a mezz'ora dalla fine non si riesca ad imprimere nuovamente alla contesa un ritmo elevato, riportare la squadra a pressare gli avversari o quanto meno a tentare di farlo. A Verona, nel secondo tempo e sotto di due gol, il Lecce non è riuscito a fare un solo tiro in porta; questo aspetto oggi non è ancora preoccupante a patto che si recuperi immediatamente la retta via perchè se con il Milan abbiamo attribuito il rendimento dei secondi quarantacinque minuti alla forza dei campioni d'Italia, stavolta ci sembra riduttivo ricondurlo soltanto agli episodi sfavorevoli.

Venerdì altro scontro diretto, stavolta contro la Salernitana in casa e sarà la prima partita del girone di ritorno: iniziarlo bene restituirà il sorriso alla giovane truppa giallorossa.

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