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Quando al termine della scorsa stagione Marco Baroni ha deciso di cambiare la sua strada, ho subito pensato che il prossimo allenatore avrebbe dovuto avere una caratteristica ben precisa: essere in grado di pensare ad una soluzione e, soprattutto, essere in grado di metterla in atto senza troppi pensieri. Cioè il futuro allenatore del Lecce avrebbe dovuto distinguersi da quello precedente per la capacità di cambiare le partite grazie ad una intuizione che avrebbe pensato 5 minuti prima e non cucinato per 40 minuti col cambio all'85esimo.

Quando è arrivato D'Aversa questa cosa l'avevo un po' sognata che si potesse realizzare in questo modo. Infatti, dall'inizio del campionato a tutto Settembre, così è stato. Quando le partite si mettevano male, D'Aversa pensava ad una soluzione, l'attuava ed il Lecce ne veniva fuori alla grande, ribaltando anche situazioni scomode. 

La gara di oggi contro la Lazio chiude questo cerchio, iniziato proprio alla prima di campionato. Cambi senza paura, addirittura Burnete (mai più visto), e risultato letteralmente ribaltato. Non solo cambi ruolo per ruolo ma anche disposizioni tattiche differenti. Oggi ci si aspettava la stessa lettura della partita e le stesse intuizioni della gara di andata ed invece abbiamo visto cambi quasi scolastici. A meno che giocare con due punte a 5 minuti dal fischio finale non venga considerato l'estro dell'allenatore! 

C'è da fare una premessa: il Lecce esprime spesso un buon calcio e ieri contro la squadra di Sarri non meritava assolutamente di perdere. E non è nemmeno l'unica partita che non meritava di perdere, sinceramente. Il problema infatti non riguarda il fatto che la squadra non stia messa bene in campo, quanto invece l'impossibilità di vederla esprimersi anche meglio. Perchè queste potenzialità si intravedono.

E allora io “pretendo", parlo da tifoso, che l'allenatore si senta libero di esprimersi come vuole. Senza paura di sbagliare. Perché quando vai sotto di 1-0 all'Olimpico, dopo aver giocato una gara che non meriti di perdere, e mancano oltre 35 minuti alla fine dell'incontro, che cosa hai da perdere più? Le due punte mettile subito.

Oudin e Gendrey in una fase di gioco

Quando penso alla libertà di scegliere una squadra da mandare in campo, penso anche al fatto che, in caso di necessità, debba avere il coraggio di lavorare ad una soluzione diversa da questo 4-3-3 lucchetto. Se è vero che D'Aversa (ma anche il calciomercato estivo) ha preso la direzione del 4-3-3 che sviluppa il suo gioco sfruttando la velocità dei due esterni, perché non pensa ad una soluzione diversa quando questi esterni non ce li ha? Chi gliel'ha imposto Congedo di giocare ostinatamente in quella maniera?

Ho provato ad immaginare un 4-3-2-1 con gli esterni che diventano due trequartisti dietro la punta. Ho pensato che fossero Strefezza e Oudin (e pensate che in un'altra partita potrebbero essere Gonzalez o Rafia in caso di ulteriori assenze) e che in quel ruolo avrebbero potuto esprimersi anche meglio di quanto non facciano sugli esterni.

Ho provato ad immaginare un secondo tempo con il 3-5-2. Con Gallo o Dorgu a sinistra e Strefezza e Venuti a destra e le due punte. E poi non si era detto che Oudin fosse una mezz'ala? O ci siamo accorti (tardi!) che quello non può mai essere il suo ruolo? Io queste domande me le faccio sempre.

Naturalmente, non voglio avere la presunzione di saperne più di D'Aversa, e quindi considerate questa mia riflessione una delle tante che possiamo esprimere al bar davanti ad un Borghetti. Perché ad una soluzione diversa non ci lavora proprio D'Aversa? E qui parliamo del compitino dell'allenatore, al quale ci stiamo abituando anche a noi che siamo solo spettatori. L'idea non deve essere quella di abbandonare il 4-3-3, ma quella di metterlo in stand-by quando per mancanza di interpreti non può essere sviluppato come si deve.

Per quanto tempo vedremo ancora i 4-3-3 con le ali che non volano?

 

 

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Lecce, compitino riuscito e sconfitta puntuale