header logo

Zero tiri in porta, di conseguenza nessuna parata del portiere amaranto, nonostante nel secondo tempo Baroni abbia inserito prima Rodriguez e poi Asencio per supportare Coda; resta il rimpianto della traversa colpita da Strefezza in avvio di ripresa, come unico tiro del Lecce che però non può essere conteggiato come tiro in porta perché i pali ne delimitano il perimetro ma non sono dentro.

A Reggio Calabria, con più di mille tifosi al seguito, il Lecce entra in campo con la paura di dover conseguire un risultato importante, con l’incapacità di fare la guerra (quanto è pesata l’assenza di Blin), perché nelle partite finali del torneo si va a lottare ovunque, senza l’autorevolezza di riuscire a giocare da prima della classe e la notevole incidenza di errori tecnici (trentasei palloni persi), anche nei passaggi più elementari su un terreno di gioco, quello si, più somigliante ad un campo di patate che ad uno di calcio.

La Reggina? Nulla di trascendentale, fa la sua onesta partita di rimessa non avendo da chiedere altro a questo torneo, segna un gol grazie ad una dormita collettiva (Barreca dimentica la marcatura) e continua a tenere il campo con ordine e cattiveria agonistica. Proprio quella “cattiveria” che è mancata ai giallorossi i quali, proprio per l’obbiettivo da raggiungere, dovrebbero averla nel DNA. Parliamo di questo, delle motivazioni. Il Lecce punta a vincere il campionato senza passare dai playoff, la Reggina non punta a niente. Chi tra le due squadre sarebbe dovuta essere più motivata? Le motivazioni, la voglia di vincere contro tutto e tutti, il fervore, il togliere il respiro agli avversari, sono queste le caratteristiche che a quattro giornate dal termine di un torneo estenuante fanno la differenza. Non il bel gioco, non i fronzoli e neanche la manovra articolata, ma le motivazioni unite all’intelligenza calcistica. Il Lecce invece ha disputato una non-partita; ce ne siamo accorti già nel primo tempo, quando più volte calciatori nella possibilità di tirare in porta preferivano duettare fornendo (e sbagliando) il passaggio al compagno oppure effettuando il cross per nessuno. Da questi atteggiamenti si capisce perfettamente che la troppa pressione, l’esagerata tensione, probabilmente hanno sortito effetti devastanti ed hanno pregiudicato la prestazione. Ecco perché la “tensione” non dev’essere troppa o poca ma si dice “la giusta tensione” perché è quell’alchimia che ti consente di non sbagliare le partite. Poi, per carità, si può perdere anche, parliamo di un gioco, ma è il “come“ si perde che fa la differenza.

Baroni ha dovuto fare a meno dello squalificato Blin, uno che da quando è stato impiegato difficilmente ha sbagliato approccio alle partite e l’ha sostituito con Helgason; l’islandese era senza dubbio l’indiziato numero uno dopo aver sbloccato la scorsa partita contro la Spal, mentre ha preferito dare spazio a Bjorkegren al posto di un Gargiulo in ombra nelle precedenti gare. Ha anche dato fiducia a Barreca al posto di Gallo. Avvicendamenti che sulla carta non hanno dato molto da pensare, ma una volta iniziata la partita si è capito subito che lungo la fascia sinistra Di Mariano soffriva senza avere accanto Gallo e Gargiulo; il primo accompagna sempre l’azione ad una velocità doppia rispetto agli altri e ripiega in fase difensiva alla stessa velocità senza battere ciglio, l’ex Cittadella invece ha nelle corde lo scambio veloce e l’inserimento. Di conseguenza il Lecce ha dovuto attaccare spesso sull’altra fascia e Strefezza, nonostante la traversa, non ha disputato una partita memorabile. Mettiamoci anche che le mezz’ali non sono mai riuscite a trovare tempi di gioco ed inserimento e la frittata è stata servita a Coda, anche lui non in giornata. Nei secondi quarantacinque minuti Baroni ha provato a rimettere in carreggiata la squadra, di tempo ce n’era in abbondanza, è passato al 4-2-3-1 prima inserendo Rodriguez alle spalle di Coda e poi anche Asencio. Il risultato non è cambiato perché non sono cambiati gli errori tecnici, le palle perse e l’incapacità di dare ritmo alla partita.

Punti persi malamente ed inaspettatamente dal Lecce e che potrebbero incidere  negativamente sulla classifica dei giallorossi nelle ultime tre partite ancora da disputare ma anche sul morale. Nello sport funziona così perché non possono vincere tutti ma soltanto uno (due nel caso della serie B); e vincono quelli che hanno meno paura, che riescono a gestire positivamente i momenti sia del torneo che all’interno delle singole partite, coloro che riescono ad affrontare le sfide importanti con temperamento ma soprattutto con intelligenza, senza andare “fuori giri”.

Lunedì prossimo si giocherà Lecce-Pisa e questa partita determinerà se le restanti due gare (Vicenza e Pordenone) potranno essere decisive per la promozione diretta.

Ciro e Michele, eroi senza tempo
Frosinone-Lecce 3-1: Abisso choc. Tesoro: "Non arbitri più il Lecce"