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La follia non è perdere contro l'Inter e neanche guardare il punteggio, che può essere più o meno eclatante, poco importa. La follia è prendere tre gol in contropiede contro la squadra che probabilmente diventerà campione d'Italia, per responsabilità gravi ed incertezze inutili. Le colpe, se così vogliamo chiamarle, vanno dalla sufficienza con cui si giocano alcuni palloni, allo scoramento evidente che si appropria dei calciatori, tutti, una volta che si passa in svantaggio. Nessuno discute delle qualità dell'Inter, attualmente una delle squadre più forti d'Europa, ma della soggezione con cui i giallorossi hanno approcciato determinate partite contro le “big” del campionato. 

Questo è sbagliato, oltre che dannoso, perchè seppur forti sono squadre che partecipano a questo campionato e vanno affrontate in altro modo, così come ci hanno fatto vedere proprio in questo fine settimana le altre compagini che lottano per non retrocedere. Lecce-Inter era una partita già scritta e si è capito dopo pochi minuti, quando ad esempio Sansone consentiva a Bisseck di ricevere il passaggio del portiere per iniziare l'azione. Questo si è ripetuto per tutto il primo tempo con il resto della squadra pronto all'anticipo ma se l'azione parte tranquillamente la qualità degli avversari viene sempre fuori. Detto ciò quello che ci è mancato vedere e che non può restare fuori in queste gare quasi impossibili è il sacrificio, non quello fine a se stesso, ma quello che si deve fare a beneficio del compagno. Quei metri in più, quella voglia di aiutare, quel muoversi per sopperire alle difficoltà. 

Questa è una qualità imprescindibile in chi vuole salvarsi e che abbiamo visto in altre occasioni ma ora è da un po' che il Lecce non riesce più ad esprimerla. Tutti, probabilmente per paura, sono ancorati a fare bene il compito assegnatogli, ogni giocatore pensa a se stesso, a non sbagliare le consegne, niente raddoppi di marcatura, niente aiuti al compagno, niente metri percorsi in più, ma il calcio è uno sport di squadra e non si fanno sacrifici non si è una squadra, neanche lontanamente.

Touba Inter

La distanza dalla terzultima è rimasta invariata, sono sempre quattro punti ma ora mancano le partite in cui il Lecce non può più sbagliare. E' complicato, lo sappiamo, ma se si vuole raggiungere l'obbiettivo di inizio stagione, cioè la salvezza, bisogna passare da lì ed ora gli alibi sono finiti.
D'Aversa ha messo in campo la migliore formazione possibile secondo quelle che erano le disponibilità di giornata, non è bastato perchè le “amnesie” di alcuni interpreti (evitiamo di fare nomi) sono state un regalo gradito da Inzaghi ed i suoi che onestamente non ne avevano bisogno.

Sentiamo da più parti dire, anche dai diretti interessati, “ora inizia il nostro campionato” ma non c'è nulla di più sbagliato, perchè calendario ostico o meno, il campionato del Lecce non inizierà domenica prossima a Frosinone, ma è cominciato ad Agosto e giocare partite contro dirette concorrenti non vuol dire automaticamente vincerle, anzi. E se si dovesse perdere? Finiamola di caricare inutilmente le prossime gare che saranno importanti si, ma non fondamentali. Di fondamentale importanza è invece ritrovare le capacità di lottare ed essere squadra, qualità che il Lecce ha avuto per lunghi tratti del torneo; bisogna ricominciare d lì, è tassativo, altrimenti le prossime gare, importanti  o meno, diventeranno il preludio a quella “dolce retrocessione” che nessuno a queste latitudini vuole vivere.

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