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Tra storie del passato, il presente delle due squadre e il futuro dei loro tecnici, con Alberto Giuliatto abbiamo analizzato i temi di Venezia-Lecce, a partire dalle sue esperienze in campo con le due squadre.

L'intervista ad Alberto Giuliatto

Alberto, con la maglia del Lecce hai vissuto una retrocessione, due promozioni ed una salvezza: quale di queste tre esperienze è stata più importante?

La salvezza è un risultato che per la piazza di Lecce è sempre uno scudetto, perché ti insegna a saper raggiungere l’obiettivo passando periodi difficili, perché in Serie A vai a giocare in campi dove è quasi scontata la tua sconfitta, dove però comunque te la devi giocare. 

Magari il calendario non è favorevole e rischi di fare un punto in tre/quattro partite. Devi essere forte mentalmente e anche l’allenatore deve essere bravo a gestire quei momenti. Basta guardare adesso, anche da ciò che ha detto Giampaolo: sei a pochi punti dalla salvezza però sembra un dramma perché vieni da un periodo in cui hai fatto pochi punti e ti sembra distante l’obiettivo. In realtà magari ora hai qualche scontro diretto e ti rimetti in carreggiata.

Conta anche il fattore stadio in una lotta così delicata come quella della salvezza, come descriveresti la piazza leccese anche in relazione a quella del Venezia, avendole sperimentate entrambe?

Sicuramente la tifoseria di Lecce è molto calda. Ho vissuto la piazza di Venezia in un periodo in cui sia la piazza, che la società, che la categoria, non erano quelle di adesso, quindi c’era meno gente ed entusiasmo. 

Cosa che a Lecce c’è ora quasi più rispetto a quando giocavo io. Si è creato un bel feeling tra squadra, piazza, società. Ovviamente nei momenti di difficoltà è giusto che la gente si lamenti perché va allo stadio e, obiettivamente, la squadra non è quella che stiamo vedendo.

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