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Il Lecce fa tutto da solo, nel bene e nel male.

Regala quasi un tempo al Benevento, poi si riaccende all’improvviso (grazie al solito Strefezza) e nel secondo tempo, dopo aver riacciuffato il pari, prova anche a vincere, tornando a giocare come sa.

Il problema è che il Lecce non sempre gioca “come sa”. Talvolta appare contratto, si lascia trasportare dagli eventi e viene meno ai propri principi di gioco. È il caso della prima mezz’ora di gioco contro il Benevento. I venti secondi di follia che precedono il vantaggio sannita sono l’emblema della confusione con cui i salentini hanno approcciato il big match. Prima Calabresi colpisce il palo della propria porta cercando di rifugiarsi in angolo, poi Majer in maniera goffa contende il pallone a Strefezza, con il risultato che la sfera torna sui piedi avversari. Infine il cross di Acampora deviato sempre da Calabresi, che beffardo insacca Gabriel. 

Da lì in poi il Lecce si perde, gioca con poca convinzione, non riesce ad imbastire una manovra fluente. “Avessi potuto li avrei cambiati tutti”, è il commento laconico di Baroni nel post partita riguardo a quei frangenti di gara. Il Benevento tiene bene il campo, meglio dei padroni di casa, ma il Lecce fa tutto da solo e in modo quasi autolesionistico concede all’avversario un paio di palle gol con errori sanguinosi. Clamorosa, in tal senso, è la ripartenza subita da situazione di calcio d’angolo che mette a tu per tu Insigne con Gabriel. Errori imperdonabili, decisamente non da Lecce, sicuramente non da prima della classe.

Ma che il Lecce sia una grande squadra lo si evince dal fatto che, pur giocando male, gli è sufficiente una scintilla per risvegliarsi dal torpore post-svantaggio. Dopo il pareggio, infatti, i giallorossi hanno aumentato il volume di gioco, confezionando alcune palle gol e affacciandosi con buona continuità dalle parti del portiere avversario.

Un Lecce dalle due facce pertanto, che continua a macinare risultati utili e, per quello che può valere a febbraio, continua ad attestarsi ai vertici della graduatoria.

Di certo è lecito attendersi una crescita dal punto di vista dell’attenzione, a partire dall’insidiosa trasferta contro l’Alessandria. Nelle ultime due uscite contro Como e Benevento, il Lecce ha sbagliato l’approccio alla partita, regalando, di fatto, il vantaggio agli avversari e trovandosi da subito a dover rincorrere. In un periodo in cui le energie vanno ottimizzate, giocare con l’ansia di dover inseguire l’avversario di certo non aiuta, dal punto di vista fisico e mentale. 

Sarà poi fondamentale che tutti i calciatori della rosa, profonda e completa in tutti i reparti, siano a disposizione e a pieno regime, soprattutto per quanto riguarda il fronte offensivo. Serve Asencio, perché costituisce una più che valida alternativa a Coda, serve Ragusa, che deve integrarsi al meglio negli schemi di squadra e può essere un valore aggiunto, e servono Di Mariano e Rodriguez, che possono dare rinnovato vigore sulle fasce.

La partita contro il Benevento ha aperto un mini-ciclo che vedrà il Lecce giocare sei partite in venti giorni. Il campionato è ancora molto lungo, ma le prossime settimane rappresentano di certo uno snodo chiave per chi ambisce a un piazzamento nelle zone nobili della classifica. 

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