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Ad ogni ricordo calcistico di quando era piccolo, Lorenzo Colombo associa il rosso ed il nero. L’attaccante di Vimercate è arrivato al Milan che non era nemmeno un ragazzino. Aveva meno di 10 anni ed ha praticamente compiuto tutta la trafila con il club dell’allora presidente Silvio Berlusconi.

Quella maglia è una seconda pelle ed è inutile nasconderlo, un giorno Lorenzo Colombo vorrebbe sentire il suo nome scandito dal pubblico di San Siro, come già accaduto in un match di Europa League di qualche anno fa.

Questa premessa è necessaria per spiegare anche una frase che ha fatto storcere il naso a qualcuno. “Se segno contro il Milan non credo di esultare”. Vorremmo vedere voi, a 20 anni, in prestito in un’altra squadra. Cosa fareste? Avreste davvero la faccia tosta di rilasciare dichiarazioni differenti? A volte si pensa che i calciatori non siano esseri umani e non abbiano sentimenti come i comuni mortali. Il classe 2002, sperando che gonfi la rete nel prossimo match, farà un po' come gli pare, anche perché in ogni caso qualcuno avrà da ridere ed allora è inutile stare troppo a pensarci.

Per lui quella contro il Milan non sarà mai una partita qualunque, e ci mancherebbe altro. Il Milan è casa, è stato realtà per tanti anni ed ora è sogno. Lorenzo è cresciuto con in camera i poster dei grandi bomber rossoneri, con la speranza un giorno di poter essere uno di loro. Adesso, però, c’è il Lecce. Una maglia da onorare, un popolo da far esultare con le sue conclusioni potenti ed i suoi gol sporchi. Dopo le critiche dei primi periodi, il centravanti giallorosso sta piano piano conquistando la piazza. Le parti si stanno studiando, non è ancora amore, non è stato colpo di fulmine ma potrebbe nascere un rapporto da raccontare un giorno ai nipotini.

“Non pensavo fosse così giocare al Sud”. Lo ha detto qualche tempo fa in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Lui, lombardo doc, sta lottando per questi colori, per questa terra e per la prima volta contro il suo passato. In bocca al lupo Lorenzo e fai gol, tanto poi ad esultare ci pensiamo noi. 

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