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Il calcio italiano è in difficoltà. A testimoniarlo sono le due mancate qualificazioni ai Mondiali nelle ultime due edizioni in Russia e Qatar da parte della Nazionale azzurra, allenata prima da Ventura e poi da Mancini.

Nonostante la vittoria dell’Europeo nel 2021 che ha, per un solo mese, offuscato tutte le problematiche ormai risapute, tutti hanno la consapevolezza che è necessario fare qualcosa per invertire la tendenza e ritornare ad essere protagonisti nelle manifestazioni che contano.

Roberto Mancini, c.t azzurro dal 2018, di comune accordo con la FIGC, ha deciso quindi di seguire il modello Lecce e imporre che tutte le selezioni, dall’Under 15 alla Nazionale maggiore, giochino con gli stessi moduli. I sistemi di gioco scelti saranno il 433 ed il 352 e saranno variabili in base alle esigenze degli allenatori ed alle qualità dei singoli interpreti.

Non è un caso caso che, qualche riga più su, abbiamo parlato di modello Lecce. Da quando è tornato Pantaleo Corvino nel Salento, infatti, anche la società giallorossa ha deciso di dettare una linea comune per tutte le formazioni, dai più piccoli fino alla prima squadra. Così facendo i ragazzi si abituano a giocare con quel sistema di gioco e una volta saliti di categoria non subiscono il contraccolpo ed, anzi, riescono ad esprimersi fin da subito al meglio.

Il Lecce ha voglia di lanciare tanti giovani in prima squadra, come fatto con Joan Gonzalez in questa stagione, ma per ottenere questi risultati è necessario che si parta da lontano, dalle selezioni giovani che rappresentano il vero patrimonio di un club.

Anche Mancini ha capito che per essere all’altezza si dovrà lavorare sui vivai e sui ragazzi giovani. In Italia il talento c’è ancora ma è necessario indirizzarlo e coltivarlo nel migliore dei modi per farlo sbocciare come accadeva fino a circa 10 anni fa. 

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