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“Alzati, tocca a te”. Morten Hjulmand non ha nemmeno capito il significato di quelle parole, ma vedendo mister Corini agitare la mano verso di lui ha subito intuito che era arrivato il suo momento.

Si è tolto la tuta, controllato per l’ultima volta i parastinchi e poi è entrato in campo. È subentrato a Panagiotis Tachtsidis, un centrocampista che fino a qualche stagione prima aveva ammirato in Champions League o in Serie A. 

Il giovane danese si è posizionato davanti alla difesa e, fin da subito, ha chiesto il pallone ai suoi compagni. Si è assunto la responsabilità di giocate difficili in un momento complicato, con il Lecce sotto 2 a 0 contro la capolista Empoli, in una partita che valeva una fetta di stagione. 

Lo stadio era vuoto per via delle restrizioni, eravamo tutti nelle nostre case ad imprecare contro chiunque per aver visto 70 minuti di basso livello della nostra squadra del cuore. Poi, all'improvviso, una giocata ci ha scaldato il cuore. Un danese venuto dall’Austria ci ha ridato fiducia e speranza: Morten si trovava sulla linea laterale e, per liberarsi della marcatura di due avversari, ha pettinato il pallone con la suola. Una sterzata non banale, un gesto tecnico da campione, una furbata che non ti aspetti da un ragazzo di 20 anni che è stato catapultato in Serie B dall’ultimo posto del campionato austriaco.

Il Lecce, poi, ha pareggiato quella partita ma, nel post gara, più che della rimonta finale tutti hanno parlato di Hjulmand, di quanto il suo ingresso in campo abbia cambiato volto alla compagine giallorossa, di come un giocatore abbia stravolto una squadra e permesso a questa di esprimersi meglio, con più fluidità ed efficacia.

Il classe ’99 è entrato in campo in quella fredda e triste (causa Covid) domenica di gennaio e da quel terreno di gioco non è più uscito. Con il tempo ha tolto il posto anche a Tachtsidis e si è piazzato lì, lì nel mezzo come dice Ligabue in una sua celebre canzone. Si è ambientato al calcio italiano con una velocità pazzesca, fuori dal comune e, dopo pochi minuti, sembrava giocasse in quel campionato da anni.

Nella seconda parte di quella stagione ha dato dinamismo e geometrie al Lecce di Corini ma non è bastato per permettere ai giallorossi di ottenere la promozione in Serie A. Lo scorso anno, invece, è riuscito nell’intento di regalare il salto di categoria a sé stesso ed a questa piazza, giocandole praticamente tutte tranne una, la sfida di ritorno contro il Benevento a causa di una diffida per somma di ammonizioni.

Abbiamo scritto di Morten tante volte. Ne abbiamo esaltato le qualità ma anche sottolineato i difetti, per fare in modo che alla sua età i piedi rimangano ben saldi per terra ed il lavoro diventi l’unica strada per migliorare. Abbiamo parlato della possibile incredibile plusvalenza che il Lecce andrebbe a compiere con la sua cessione ma su questo aspetto vorremmo attendere almeno la fine del campionato. Il suo addio, che certamente arriverà perché Hjulmand merita di calcare grandissimi palcoscenici, farà parecchio male, perché questo ragazzo danese lo abbiamo cresciuto come un figlio e salentinizzato, tant’è che nelle interviste più che in italiano si esprime con espressioni tipiche di chi è nato a queste latitudini. 

Ha subito capito cosa vuole questa gente, cosa chiede al calcio questo popolo. Impegno, determinazione, carisma e leadership. Un giocatore che veste quella maglia deve possedere queste caratteristiche e poco importa se non ha i piedi di Ronaldo il Fenomeno o la velocità degli altri campioni del calcio mondiale. Morten incarna alla perfezione questo spirito. In ogni scivolata, in ogni tackle, in ogni contrasto lotta per sé e per la sua tifoseria, quella che va ad applaudire dopo ogni sfida, sia quando arrivano le vittorie che quando si perde. 

Infine, non ci resta che scrivere delle sue 15 partite in Serie A. L’Italia e gli addetti ai lavori del nostro calcio si sono accorti di Hjulmand adesso, quando ha sfidato i centrocampisti della massima serie ed ha giganteggiato anche con loro. Quando, soprattutto, nelle statistiche post-partita è sempre al primo posto nella classifica dei recuperatori di palloni. Eppure, sarebbe bastato informarsi, seguire la serie cadetta, per accorgersi che questo ragazzo gioca a questi livelli da ormai due anni, con una percentuale di intercetti ed una continuità di rendimento che hanno davvero in pochissimi.

“Alzati, tocca a te”. Ora, per una volta, siamo noi a parlare. Alzati Morten, lotta da capitano come hai fatto fino ad adesso e portaci in salvo nel mare magnum della Serie A. Questa piazza, già innamorata di te, te ne sarebbe grata per sempre. 

 

 

 

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