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Durante l'evento Palermo Football Conference, organizzato da Conference403, Pantaleo Corvino, dopo avere ritirato il premio come miglior direttore sportivo d'Italia, è intervenuto parlando del presente e dedicando questo prestigioso riconoscimento a società, Trinchera, mister Baroni e tutti i tifosi giallorossi:

"Gli scontri Corvino-Foschi e la frase "'meglio sciacallo che pollo, anche se il miglior pollo l'ho mangiato a casa di Zamparini"? In sala stampa a Firenze, ad una domanda dopo il calciomercato, mi venne chiesto qualcosa su un calciatore che voleva anche il Palermo, Kuzmanovic. Il Palermo pensava di averlo preso, io anche. La sera prima della chiusura della trattativa, fatta il giorno prima la fine del mercato, mi trovai all'Hilton con Rino Foschi dopo aver sentito il Processo del lunedì. Zamparini era presente in trasmissione e aveva detto che doveva sbrigarsi, per poi partire per Basilea e prendere un calciatore. Ascoltando la trasmissione non potevo immaginare si trattasse di un giocatore a cui mancavano solo le firme con noi. Nella hall c'era Rino con altri colleghi e parlando venne fuori che Zamparini stava andando là proprio per Kuzmanovic. 

Io mi alzai e chiamai l'agente, Naletilic, per chiedere informazioni visto che dovevano arrivare a Milano il giorno dopo per firmare con la Fiorentina. Mi disse di stare tranquillo, Zamparini sarebbe andato là ma il ragazzo aveva scelto Firenze. Alla fine fu chiamato per firmare, ma lui disse di aver scelto la Fiorentina. E visto che Zamparini era arrivato con l'aereo privato era piuttosto incavolato, così chiamò Foschi e gli spiegò la questione. Rino mi venne a trovare nella hall e mi disse le cose un po' a modo suo... Io spiegai che era una trattativa già chiusa, ma Zamparini poi usò parole poco carine, disse che mi ero comportato come uno sciacallo. Alla conferenza dissi quella battuta per rispondere... Poi Zamparini mi invitò alla sua villa a Varese per Chevanton e io andai. La moglie di Zamparini fece una cena a base di pollo e devo dire che non avevo mai mangiato un pollo così... Quando mi fu fatta la domanda in conferenza stampa, dissi 'meglio sciacallo che pollo, anche se il miglior pollo l'ho mangiato a casa sua".

Gli inizi della carriera?
"Inseguendo un sogno... Fino a 16 anni volevo fare il calciatore, poi la malattia di mio padre mi portò ad abbandonarlo e feci domanda all'aeronautica per portare a casa la pagnotta. Ora sono 50 anni che faccio questo lavoro, iniziando dalla terza categoria, arrivando 4 volte in Champions League. Il mio sogno da dirigente si è materializzato".

Esiste un metodo Corvino?
"Il compito di un direttore è quello di riuscire a fare il meglio con le risorse che uno ha. Sono partito dalla terza categoria, ho vinto i campionati, ho vinto la Serie B più volte, poi le partite in Serie A e in Champions League. Un dirigente deve fare col meglio che ha a disposizione".

Il suo lavoro a Lecce?
"Ho ritrovato il Lecce in B, con la Primavera in A2. Oggi è prima in classifica, che non è importante ma ti fa capire che ci sono risorse tecniche importanti. Poi riportato la prima squadra in Serie A. Ognuno segue la sua strada, il suo percorso. Quando arrivi da matricola, dovendo essere un club sostenibile e che deve patrimonializzare con ciò che ha, non è un esercizio facile. Siamo la squadra più giovane d'Italia e la quarta più giovane d'Europa. Abbiamo fatto operazioni su mercati alternativi con un monte ingaggi da 16 milioni lordi. Abbiamo pescato giocatori sconosciuti, credendo nelle loro potenzialità e sperando che potessero diventare qualità. Hjulmand risponde a queste caratteristiche. Oggi è il campitano del Lecce, è partito per la Nazionale danese".

Strefezza prossimo uomo mercato?
"Andare sui mercati alternativi stranieri perché si fa fatica in Italia è il compito di un manager. Ma ci sforziamo anche a prendere calciatori in campionati inferiroi italiani, sempre per fare di necessità virtù. Lui o Baschirotto sono l'emblema di una politica a rischio, perché in Serie A non è facile salvarsi. Oggi il Lecce ha 8 punti dalla zona retrocessione, la strada intrapresa è quella giusta che ci può portare fino in fondo, a lottare fino all'ultima giornata".

Cosa pensa dell'esonero sempre più probabile di Conte al Tottenham?
"Antonio è un leccese come me, chi ha letto il suo libro sa che sono stato il primo dirigente a volerlo tesserare e l'ultimo a proporgli l'ultimo contratto dopo la Juventus da giocatore. Antonio è un allenatore sui generis, che è una risorsa straordinaria per il nostro calcio per ciò che ha dato come calciatore e poi come allenatore. E' straordinario, mette tutto per arrivare ai risultati col suo metodo. L'augurio è rivederlo nel nostro campionato, per ora lo seguo da lontano. Sto vedendo che sembra alla fine di un viaggio col suo club, mi auguro di rivederlo nel nostro campionato".

Cosa pensa di Moise Kean?
"E' un calciatore giovane, è una potenzialità da anni che sembra straordinaria ma ancora non si è trasformata in grandissima qualità ancora. Ma la sua giovane età fa pensare che il passaggio da potenzialità a qualità straordinaria possa ancora materializzarsi".

La battuta 'Puoi sbagliare la moglie ma non l'attaccante'?
"L'ha citata anche Conte e ha fatto il giro del mondo. E' una frase che ho sempre fatto mia, quando cercavo di proporre agli allenatori i calciatori da prendere. Come tutti quelli della mia generazione siamo partiti dalla strada, quindi ricordandomi sempre che chi portava il pallone doveva giocare per forza e gli altri li sceglievi a caso con l'altro capitano. Il primo che sceglievo era il miglior portiere e il miglior attaccante, pensavo fossero i ruoli più importanti per vincere e questa fissa me la sono sempre portata dietro. Ho sbagliato tanti calciatori, qualche errore di valutazione, ma cerco di sforzarmi nella scelta del portiere e dell'attaccante e la prima punta è la cosa su cui più mi concentro. I miei primi 10 milioni di euro spesi nella mia carriera furono per Luca Toni a Firenze. La trattativa si chiuse in ritiro, la prima di campionato con la Sampdoria Luca era fuori dallo spogliatoio e gli dissi 'mi raccomando, segna oggi'. Mi disse di stare tranquillo, fece 31 gol e fu Scarpa d'Oro. Un cronista mi chiese perché sceglievo sempre attaccanti bravi e tirai fuori questa frase poi usata anche da Conte".

Il lavoro sul settore giovanile?
"L'ho ritrovata in A2 e l'abbiamo riportata in A1 e oggi è prima in classifica, ha potenzialità in tutti i settori. Anche lì sono dovuto andare a pescare soprattutto fuori, perché ho trovato quasi niente nel settore giovanile che potesse darmi la sensazione di arrivare in prima squadra. L'obiettivo è sempre portare giocatori in prima squadra, prima cerchi in casa, poi dietro l'angolo ma puoi finire anche in capo al mondo. Non trovavo leccesi da fare in casa, ma questo è un handicap che si vede anche in Nazionale che sta andando a pescare fuori. E' una squadra costruita per portare risorse in prima squadra".

Che effetto le fa ricevere questo premio?
"Devo essere sincero, mi sento onorato di ricevere questo premio in una città come Palermo. E' un premio che voglio condividere con la società, con Trinchera, col mister Baroni e con tutti i tifosi".

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