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Ieri avevo tempo da perdere e così, anziché andarmi a drogare o sfasciare le auto in sosta alla stazione o, meglio ancora, scrivere articoli senza senso, ho preferito approfondire la lettura di uno dei diversi link che quotidianamente affollano il mio prezioso Whatsapp e mi sono imbattuto in un bell'articolo scritto su l'Eco di Bergamo e che riguarda il Lecce. Ve lo metto qua (clicca qui) perché poi l'articolo vale la pena di leggerlo per davvero. Solo che più che un pezzo di giornale è un bigino da libreria. Dispensa consigli in maniera pratica e schematica, senza approfondire la materia, e alla fine ci sono pure gli esercizi pratici per capire se il lettore abbia appreso correttamente. Così io mi sono applicato e ho approfondito lezione sino in fondo. Ed è per questo che mi sento in dovere di scrivere la mai richiesta e non necessaria prefazione di questo prezioso ausilio allo studio. Intanto il pezzo apre così: "Intesi: un po’ ci piace provocare". Beeeeeh! Hanno servito le sette sfere del drago a Goku alla prima puntata e senza nemmeno fargli affrontare Vegeta. A chi non piace provocare? A noi no, tanto per esser chiari. (Seeeee!). Intesi: l'articolo è quasi corretto. Nel senso che effettivamente un po' di sano trapattonismo, leggasi pragmatismo, nelle partite del Lecce servirebbe. Quanto meno, se non dall'inizio, correggersi in corsa quando è chiaro che la giornata è decisamente "no". Il fatto è che del Lecce possiamo parlare male solo noi "che siamo di qua" e tutti gli altri devono commentare solo dopo aver letto il nostro di bigino. Altrimenti domani mi metto a scrivere dello Steua Bucarest e vaffanculo. Adesso commenteremo il pezzo dividendolo in capitoli come se fosse un film del Maestro Tarantino.

Capitolo 1. Le assenze.

Il Lecce che si è presentato a Bergamo contava queste assenze: Tabanelli, Tachtsidis, Shakhov, Benzar, Lapadula. In campo contava invece gente reduce da infortunio o che non ha praticamente fatto il ritiro né con il Lecce e neppure con il precedente club avendo vissuto un'estate con le valigie in mano: Farias, Babacar, Imbula e poi Mancosu e Rispoli. A questi aggiungiamo che praticamente tutti gli altri sono esordienti in Serie A. Liverani ha detto che Imbula è solo al 20-30% e questo per far capire a chi di dovere che non hanno giganteggiato contro il Real Madrid di Casillas, Roberto Carlos e Raul. A conti fatti, fare i Paninari contro questo Lecce è rubricabile alla voce bullismo.

Capitolo 2. Fabio Liverani.

Non è che Gasperini è un cazzo di genio mentre Liverani è un fottuto pirla. Stiamo pur sempre parlando di un allenatore, quello nerazzurro, che dal 1994 ad oggi, cioè in 25 anni di carriera, ha fatto bene solo al Genoa. E nemmeno sempre. Anche all'Atalanta non è che sia sempre stato tutto rose e fiori: "La notizia mi è arrivata ieri sera e dopo averla verificata, certificata, posso confermare con certezza che mercoledi sera, quel summit fiume di 2 ore dopo la sconfitta con il Palermo, aveva portato l’esonero immediato di Gasperini, per volontà di Antonio Percassi", scriveva Tuttomercatoweb il 26 Settembre 2016. Il ventiseisettembreduemilasedici. Cioè dopo aver finito il ritiro al suo primo anno a Bergamo. Intendiamoci: Gasperini è un signor allenatore, con grandi idee di calcio e che ha portato l'Atalanta a vivere un grandissimo sogno. Sciapò. Tanto di cappello. Ma poi scendiamo dal piedistallo e smettiamola di commentare i nerazzurri confondendoli con quelli del triplete. Che fino a due anni fa l'obiettivo era la salvezza tranquilla mica soffiare la Champions alla Juve. Suvvia. Liverani è certamente un allenatore acerbo, testardo, spavaldo, monotematico ma ha anche dei difetti! A livello tattico non ha nulla da imparare né da Gasperini e neppure da Arrighe. Guida una squadra che lui ha portato dalla C alla A e alla quale ogni anno ha dovuto insegnare tutto da capo perché a differenza della Dea, questi si sono dati appuntamento per la prima volta al Foro Boario Sabato scorso. Atalanta-Lecce non ha quindi decretato la sconfitta del calcio di Liverani ma ha semplicemente sottolineato l'inadeguato stato di forma della squadra. Quando non lo capisce uno da Bergamo non mi offendo, mi preoccupa quando lo dice uno che qua ci vive o quanto meno segue.

Capitolo 3. L'Europa.

C'è sempre uno più a Nord di te. Oppure tu sei pur sempre il terrone di qualcun altro. Allo stesso modo, la grande Atalanta di domenica altro non era che la piccola Atalanta che in Europa aveva qualche consiglio da chiedere al Trap. Contro lo Shakhtar ha giucato bene - come direbbe Shevchenko - ma le ha prese e a casa ha portato zero punti. Sarà mica il Lecce d'Europa? Vedremo. Certamente il Lecce che si affaccia alla A dopo 8 anni d'assenza è un po' questa Atalanta che si affaccia all'Europa che conta per la prima volta: c'è l'entusiasmo, ci sono le idee ma manca ancora qualcosa. Ad esempio mancano i punti visto che sono 0 in due partite ed è ultima in classifica con 6 reti subite e solo 1 realizzata. Però siccome a noi piacciono le favole, auguriamo agli amici di Bergamo di passare il turno per alimentare l'idea che non ci sono solo le grandi squadre a fare le cose grandi ma, con organizzazione ed impegno, tutti possiamo sognare. Noi lo stiamo facendo senza avere le risorse di Percassi ma avendo imprenditori intelligenti e capaci.

Capitolo 4. Masiello. 

Io le prediche da un collega che scrive per una squadra che dopo aver avuto Cristiano Doni schiera Andrea Masiello non le accetto. ça va sans dire.    
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